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Basilicata Coast2Pope

Fra pochi giorni al via un’esperienza avventurosa e formativa per i giovani della diocesi di Tursi-Lagonegro. Quasi 100 i giovani iscritti che, incoraggiati dal Vescovo, accompagnati dai sacerdoti responsabili della pastorale giovanile e dagli sposi Alessandra e Francesco (Progetto 5pani2pesci), attraverseranno a piedi tutta la diocesi dal mar Ionio al mar Tirreno, zaino sulle spalle, per sperimentare la bellezza della nostra terra, la sua accoglienza e fare un’esperienza unica della Provvidenza di Dio. Questa marcia, ribattezzata proprio “Basilicata Coast2Pope”, si inserisce all’interno dell’invito del Papa di arrivare in pellegrinaggio proprio a Roma, dove sabato 11 e domenica 12 agosto incontrerà i giovani per unirsi in preghiera per il prossimo Sinodo dei giovani. La terra arde, i nostri piedi scalpitano! Appuntamento il 4 agosto a Policoro con arrivo a Maratea per il 10 agosto e infine connessione bus per Roma. Che l’avvenura abbia inizio!
 
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INNO UFFICIALE

Adesso basta! Il Comunicato della Consulta dei Laici

DIOCESI DI TURSI-LAGONEGRO
Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali
COMUNICATO STAMPA
Adesso basta!
Abbiamo seguito con ansiosa trepidazione l’odissea della nave Aquarium. Sentiamo ogni giorno, con perplessità e quasi incredulità, prese di posizione sui porti chiusi, gli attracchi impediti, lo sbarco con le manette. Vediamo con preoccupazione la spaccatura nel Governo sul problema dei migranti, che indebolisce l’immagine dell’Italia nella percezione dei partner europei ed extraeuropei.
Trepidazione, perplessità, preoccupazione, ma non sorpresa. Niente che non fosse ampiamente prevedibile dati gli esiti consegnati dal voto del 4 marzo, in assenza della disponibilità delle singole parti a considerare la propria visione non come assoluto, ma come base di partenza per cercare soluzioni condivise per il bene comune.
Abbiamo cercato con fatica di capirlo – non certo di giustificarlo – alla luce della necessità per ciascuna parte di posizionare in modo determinato la propria identità, di insistere e far vedere ai propri elettori e simpatizzanti che ci si sta impegnando, anche se spesso solo a colpi di dichiarazioni in forma “gridata” mediatica, sui temi che avevano portato al consenso.
Ma che un Ministro della Repubblica arrivi a plaudire, a dire bravo ed a gratificare con “Numero uno!” un ragazzino che in piazza Montecitorio gli dice “Non vogliamo extracomunitari in Italia” è decisamente troppo e va al di là di ogni possibile comprensione.
La Consulta delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Tursi Lagonegro esprime indignazione per questo comportamento. Il ministro con il suo plauso si è assunto una gravissima responsabilità. Coinvolgere l’infanzia nel circo mediatico di una campagna elettorale senza fine è gesto che può essere definito con una sola parola: infame.
Quel ragazzino di dieci anni all’incirca, si convincerà ancora di più di aver parlato bene, pensato bene, di star facendo l’interesse (il bene?) della sua famiglia, del suo quartiere, del suo paese.
Un ministro – e vale la pena di ricordare che ministro vuol dire servo, servo fedele del suo Paese e della Costituzione su cui ha giurato – avrebbe dovuto intervenire a correggere o quanto meno reagire con cautela, anche solo in nome del buon senso.
Ministro Salvini, si è interrogato su quale futuro di pacificazione e di collaborazione si prospetta se già i piccoli portano dentro di loro semi tali di intolleranza e xenofobia? D’altra parte, con gli esempi cui sono quotidianamente esposti, cosa ci si potrebbe aspettare di diverso?
                                                                                                    La presidente
                                                                                                Anna Maria Bianchi
Tursi, 13 luglio 2018
Per contattare la Consulta dei Laici: cdaltursi@gmail.com

è disponibile in parrocchia il numero 5 di Dialogo

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Di seguito il sommario del Giornale
 
 

PAROLA DEL VESCOVO

1 I fedeli laici: prima la vocazione, poi la missione
di Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino
 
EDITORIALE
3 Cosa ci ha consegnato il 4 marzo?
di Francesco Addolorato
 
VITA DELLA DIOCESI
4 Il senso della Chiesa nell’anno pastorale vissuto
di don Gianluca Bellusci
6 Senza adoperarci per il bene comune siamo tutti più poveri
di don Giovanni Lo Pinto
7 La rivoluzione della carità comincia da noi stessi
di Francesco Addolorato
8 Il cammino verso l’unità. La settimana di Preghiera per l’unità dei Cristiani
di don Giovanni Messuti
10 A Tursi celebrata la 22ma Giornata della Vita Consacrata
di Suor Pasqualina De Marco
10 Io, testimone della vita bella di Chiara
di Roberta Grazia
11 Siamo nati e non moriremo mai più
di Alessandra Vicino
13 Il Cardinale Amato alla festa del Lentini
di don Antonio Zaccara
15 Intervista al Cardinale Angelo Amato
di Pasquale Crecca
15 “Piccoli Passi Possibili” – Il CAV di Sant’Arcangelo
di don Giovanni Lo Pinto
16 A Nova Siri la Convocazione Diocesana del Rinnovamento nello Spirito
di Filippo Oriolo
18 …e a Pesaro la Convocazione Nazionale
di Filippo Oriolo
19 A Subiaco e a Montecassino gli esercizi spirituali per i fedeli laici
di Egidio Giordano
21 Una Chiesa dal volto sempre giovane…
di don Nicola Caino
23 Presbiteri: spandete nel mondo il profumo della santità!
di don Giovanni Lo Pinto
25 I catechisti testimoni del senso ecclesiale
di don Enio De Mare
26 Betania, famiglie a casa del Maestro!
di don Michelangelo Crocco
29 E ora pronti a far scattare… l’impegno missionario
di don Antonio Lo Gatto
30 “Insieme c’è più festa”. Gli universitari di Tursi-Lagonegro a Roma
di Antonella Mitidieri
 
DALLE PARROCCHIE
31 I 100 anni di zio Decio Larocca: poca cosa rispetto all’eternità
di don Giovanni Lo Pinto
32 Gli oratori, vere scuole di vita
di Cristina Libonati
35 Santa Maria Goretti a Lauria nella Chiesa del Beato Lentini
di Pasquale Crecca
36 Quando la scuola incontra il territorio
degli Alunni delle classi IV e V A del Liceo Scientifico di Rotonda
37 L’impegno dei Cattolici contro le nuove povertà
di Leandro Domenico Verde
38 La Madonna di Anglona portata in paese con la tradizionale processione
di Salvatore Cesareo
39 Missione popolare in Val d’Agri: San Martino capofila
di don Antonio Caputo
40 Chi ti ascolta? Giovani-adulti in dialogo
di don Giovanni Messuti
42 Una comunità testimoniante: tutti in cammino verso l’unità
di Marialuisa Fumeto
43 Tra inni e canti di fede la Pietà fa rientro al Santuario
di Cristina Libonati
43 Quando l’accoglienza diventa conversione
di Pino Suriano
 
CULTURA
45 Chiesa Santissima Annunziata – Cattedrale di Tursi
dell’arch. Francesco Silvio Di Gregorio
48 La commedia è una storia d’amore
di Pino Suriano
49 Perché io valgo!
di Pamela Fabiano
51 Esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” di papa Francesco: un invito alla lettura
di don Luciano Labanca
53 La verità nella comunicazione, servizio di amore alle persone
di don Giovanni Lo Pinto
54 Pietà popolare… tra sacro e profano
di Cristina Libonati
56 “La Casa delle Stelle” di Latronico
di Antonietta Zaccara
 
ALLA SCUOLA DEI SANTI
57 Alla scuola del Beato Domenico Lentini
di Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Orofino
59 Spunti dalla figura del Beato Lentini
di don Luciano Labanca

SEGNI DI COMUNIONE E PARTECIPAZIONE
62 VERBALE DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO – 20 gennaio 2018
 
AGENDA
64 Maggio, Giugno, Luglio, Agosto e Settembre 2018
 
 
 
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Al Santuario del Pollino il Percorso Frassati 2018

Quest’anno l’Azione Cattolica regionale ha programmato al Santuario della Madonna del Pollino, Sabato 7 luglio, il “Percorso Frassati”, nel ricordo della morte del beato Pier Giorgio Frassati, avvenuta il 4 luglio 1925.
Nel suggestivo scenario del Parco Nazionale del Pollino, sabato 7 luglio, più di 200 giovani, provenienti da tutta la regione, si incontreranno per la consueta giornata di inizio luglio. Il pellegrinaggio partirà, in mattinata, da località Mezzana-Frida, nel comune di San Severino Lucano e si concluderà con l’arrivo al Santuario della Madonna del Pollino dopo una passeggiata di 3,9 km. Il pomeriggio di fraternità terminerà con la Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Vincenzo Orofino, Vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro.
Il “Percorso Frassati” unisce gli aspetti più caratterizzanti della vita del giovane Beato: la passione per la montagna, l’irrinunciabile devozione a Maria e l’amicizia come vincolo indissolubile. Ogni anno, durante la prima settimana di Luglio (in corrispondenza della memoria liturgica che si celebra giorno 4) gruppi di giovani e giovanissimi, in tutta Italia, si riuniscono per un’escursione “verso l’Alto”. Nella nostra regione viene scelto a rotazione nelle diverse diocesi lucane, un Santuario Mariano che fa da sfondo a questa giornata caratterizzata dalla preghiera del Rosario, meditazioni e contemplazione del creato.
La santità di Pier Giorgio Frassati è una santità originale, è più “straordinariamente ordinaria” fatta di impegno nello studio, nell’università, nella società, nel lavoro, nella politica, nella carità alle “periferie del mondo”: quelle dei più poveri, dei sofferenti, dei disagiati. Una santità eccezionale ma raggiungibile da qualsiasi giovane che si impegni “non a vivacchiare ma a vivere”.

Dal Conflitto alla Comunione. Convegno Ecumenico a Policoro

Alla vigilia del Viaggio di Papa Francesco a Ginevra per l’occasione dei 70 anni del Consiglio ecumenico delle Chiese, a Policoro, nei locali dell’Oratorio del Buon Pastore, mercoledì 20 giugno si è svolto un Convegno dal titolo: “Dal Conflitto alla Comunione: i 500 anni dalla Riforma di Martin Lutero”, promosso dall’Ufficio Ecumenico della diocesi di Tursi-Lagonegro.
Luigi Angelucci di Policoro ha introdotto dicendo che per spiegare cos’è l’ecumenismo occorre richiamare le parole di Papa Giovanni XXIII: “Ciò che ci unisce è molto di più di ciò che ci divide, perché a unirci è la fede in Gesù Cristo”, consapevole che la fede ci rende fratelli, indipendentemente dalle specificità delle Chiese. Il fondamento della fratellanza è nella comune fede in Cristo.
Don Giovanni Messuti, direttore dell’Ufficio Ecumenico e docente di Ecumenismo presso l’Istituto Teologico di Basilicata, ha declinato le finalità del Convegno: il gusto della conoscenza e il desiderio dell’unità. Ha poi spiegato che l’ecumenismo è il movimento che tende all’unità dei Cristiani, che comprende attività e iniziative, a seconda delle varie necessità della Chiesa e dell’opportunità dei tempi, suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei Cristiani (Unitatis Redintegratio, 4).
Nato in ambito protestante, l’Ecumenismo, con Giovanni XXIII, è diventato una necessità anche per la Chiesa Cattolica, perché si riscopre che di unità dei Cristiani ha parlato per primo Gesù che prega il Padre “perché tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Se il mondo fatica a credere, dunque, è perché non siamo “uno”: la divisione è la prima fonte di non credibilità nell’annuncio del Vangelo. L’Ecumenismo esiste proprio perché siamo divisi. Messuti ha continuato raccontando come si stia riscoprendo negli ultimi anni l’esperienza di camminare insieme, di confrontarci con le altre confessioni cristiane. Gli ultimi Papi, da Giovanni XXIII in poi, si sono spesi per la causa dell’unità della Chiesa, a favore di una possibile riconciliazione tra i cristiani e per una concordia che renda visibile la comune testimonianza della carità. Oggi respiriamo il profumo di una fraternità ritrovata tra cristiani e tante occasioni ci hanno permesso di conoscere le Chiese e i fratelli presenti sul territorio.
Dieter Kampen, pastore della Chiesa Valdese di Trento e fondatore dell’Istituto per gli studi luterani di Venezia, è intervenuto richiamando che da poco abbiamo celebrato i 500 anni dalla Riforma. Nel 1500 ci sono state occasioni di grandi cambiamenti che hanno creato incertezze esistenziali e nuove domande: Chi si salva? Come ci si salva? Martin Lutero, meditando sulla giustizia di Dio, cominciò a riflettere su come Dio giustifica mediante la fede, e, studiando Sant’Agostino, accolse la verità che Dio dona la sua giustizia. La teologia di Lutero è costruita attorno a un’esperienza fondamentale: Dio giustifica per sola grazia. Le 95 tesi di Lutero, che parlano della penitenza e criticano le indulgenze “vendute” dalla Chiesa Cattolica, grazie all’invenzione della stampa vennero diffuse velocemente in tutta la Germania. Ne scaturì una grande riflessione. A Lutero fu chiesto di ritirare le tesi, ma lui affermò che non avrebbe potuto perché la sua coscienza era convinta di aver fatto bene, pertanto, nel 1521, ci fu la scomunica papale, a cui seguì quella imperiale. Il Luteranesimo si diffuse a partire dalla Germania. La Riforma poi fu accolta in altri paesi europei, e ci si divise ulteriormente in Luterani, Calvinisti e Anglicani. La Chiesa cattolica è entrata nel dialogo ecumenico con il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nel 1999 è stata emanata la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, nella quale si afferma che le opere non sono la causa della giustificazione, ma è Dio che sceglie e salva. Negli scorsi anni è stato istituito un gruppo bilaterale di lavoro che mettesse insieme il risultato del cammino, in vista della comunione: nel 2013 si arriva al documento “Dal Conflitto alla Comunione” nel quale il racconto della storia della Riforma è finalmente condiviso da Cattolici e Luterani. Si precisa che al tempo della Riforma non poteva avvenire un dialogo sereno a causa di questioni economiche e politiche. Anche sulle realtà rituali e sacramentali oggi ci sono accordi sostanziali, a partire proprio dalla Cena del Signore. A oggi la parte più complicata del dialogo ecumenico è legata al “livello ecclesiologico” e ad alcune questioni tra Tradizione e Bibbia. Il Professor Kampen ha raccontato, infine, che in Germania circa il 25% dei matrimoni è di tipo misto cattolico-protestante e che le conferenze episcopali hanno lavorato per mettere a punto un documento condiviso che permetta a marito e moglie di partecipare liberamente alle celebrazioni della Cena del Signore, secondo i riti cattolico e protestante; tale documento è attualmente al vaglio dei competenti uffici del Vaticano.
 
 
Filippo Oriolo

Il Ritiro Spirituale dei Preti a Lauria nel giorno in cui ricorre l’anniversario dell’Ordinazione del Lentini

Nella Festa del Sacro Cuore, Giornata per la Santificazione dei Sacerdoti, si è tenuto il Ritiro Spirituale del Clero diocesano a Lauria nella Chiesa che conserva le spoglie mortali del beato Domenico Lentini, nell’anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Santo sacerdote lauriota avvenuta a Marsiconuovo l’8 giugno 1794. Nell’anno in cui ricorre la speciale ricorrenza del ventesimo anniversario della beatificazione del sacerdote di Lauria, il Vescovo mons. Vincenzo Orofino, nella meditazione, dopo aver invitato a ricordare anche i preti morti negli ultimi anni, ha invitato i sacerdoti e i diaconi presenti ad andare con la mente all’incontro primo da cui è iniziato il percorso di risposta alla chiamata ricevuta dal Signore, a quell’incrocio di sguardi con Gesù buon pastore che ha dato origine al cammino di risposta vocazionale. Nella preghiera accade questa esperienza: nel dialogo con il Signore si può giungere al Tabor perché nella rigenerazione delle motivazioni diventa più fecondo anche l’apostolato. La preghiera permette ai presbiteri di conservare al primo posto la gloria del Signore per non cadere nella mondanità spirituale (EG 93) che talvolta passa anche nei riti e nei gesti liturgici. Il Lentini ha cercato solo il gusto di Dio riconoscendolo il suo tesoro, il suo unico bene, il tutto della sua vita. La vita del Lentini, famoso per la carità operosa, mostra la gioia di un uomo non ripiegato su se stesso, la serenità di un uomo riuscito perché la sua umanità è pienamente realizzata nel suo sacerdozio. Non ci sono distanze tra ministero sacerdotale e la vita: è felice di essere ‘prete e basta’. Il prete triste ha bisogno di altro rispetto al suo sacerdozio. Il sacerdote realizza l’unità della propria vita nella missione stessa della Chiesa.
Il vescovo ha ribadito che occorre che i presbiteri tendano sempre più a identificare la vita con il ministero. La missione di Gesù è espressione della consapevolezza che ha di essere Figlio del Padre. Così per il Lentini: il suo stile di vita diventa ‘epifania della presenza di Dio’ nel suo cuore e del suo processo di ascesi, un cammino di santificazione che passa attraverso il servizio alla gente.
Gaudete et Exsultate, al numero 138 afferma: “la Chiesa ha bisogno di missionari appassionati, divorati dall’entusiasmo di comunicare la vera vita”. Domenico Lentini è un prete senza nessun ruolo. La sua sicurezza non dipende da una carica, da una parrocchia o da un ruolo. Il suo cuore è libero per la missione sapendo che il territorio e il mondo sono il campo in cui deve operare. Lo stile missionario garantisce la libertà dalle cose, dalle persone. La diocesi di Tursi-Lagonegro ha bisogno di preti missionari, felici di essere preti con uno stile di vita che risplenda dell’incontro con Cristo. Questo libera dalla logica del possesso e dalla tentazione del potere e abilita a un servizio più grande che permette di essere preti come la Chiesa chiede e come i preti santi mostrano possibile.
 
 
Giovanni Lo Pinto
 

Il vescovo Orofino incontra i sindaci e i parroci dei comuni della Diocesi

Da lunedì 4 giugno a giovedì 7 il vescovo di Tursi-Lagonegro, mons. Vincenzo Orofino, ha programmato quattro incontri per ritrovarsi con i sindaci e i parroci delle zone pastorali. Un momento perché ci si dica, in maniera informale, il desiderio di essere al servizio delle stesse persone che abitano il territorio nel quale si è presenti. L’obiettivo è creare le condizioni per un confronto cordiale, semplice e ricco al contempo. “Perché – ha detto Orofino al primo di questi incontri che si è tenuto nell’Episcopio di Tursi, il 4 giugno con la zona Jonica – sindaci e parroci guardano e amano la stessa realtà, devono prendersi cura delle stesse persone. Credo nell’unità armonica e sinfonica e non nell’omologazione, quell’unità che fa diventare creativi. Incontriamoci per discutere su problematiche o tematiche sociali, per aiutarci a guardare il territorio nel suo insieme, valorizzando le vocazioni specifiche dei nostri paesi: agricoltura, turismo, sostegno ai deboli e percorsi educativi e formativi, dialogando anche con gli istituti scolastici”.
Ricchezza che si inserisce in un cammino che la Chiesa di Tursi-Lagonegro porta avanti sin dallo scorso anno pastorale. Lo ha precisato don Gianluca Bellusci, vicario episcopale per la pastorale, richiamando l’attesa della gente all’indomani del Convegno ecclesiale di Paestum (aprile 2017) di incontri fattivi e di collaborazione tra le istituzioni presenti sul territorio. Tutto questo è espresso anche nella lettera pastorale del Vescovo “Al fine di edificare il Corpo di Cristo”: la centralità dell’appartenenza ecclesiale e della persona, cuore della pastorale, oltre alla dimensione del territorio e della cultura come apertura e collaborazione della Chiesa con le istanze della gente. Abbiamo vissuto il cammino di Scuola di Cristianesimo e gli incontri sui quattro principi della Dottrina Sociale: con il vescovo Filippo Santoro che ha presentato il concetto di persona, sottolineando la correlazione tra ambiente, lavoro e sviluppo del territorio; con Enrico Letta sul bene comune che ha aiutato ad allargare l’orizzonte leggendoci dentro un “sistema paese” che dialoga con il mondo più agevolmente perché è in un contesto comunitario; con Maurizio Lupi riflettendo sulla sussidiarietà, volendo promuovere tutti e custodire ciascuno; con il cardinale Montenegro che ha messo in correlazione la valorizzazione di ogni uomo e la testimonianza della carità.
Dall’incontro di Tursi è venuto fuori che non esistono questioni campanilistiche da privilegiare perché è importante sapersi leggere, anche a livello amministrativo, come già si prospetta a livello pastorale, in contesti comprensoriali, riconoscendoci all’interno di un territorio che ha tante risorse. Paesi piccoli e grandi che, insieme, possono sostenere l’intraprendenza dei privati anche con l’aiuto di risorse pubbliche e fondi europei per dare occupazione e sostenere la creatività dei giovani. L’accento è caduto anche sulle criticità delle infrastrutture che non agevolano investimenti di grandi aziende e l’inserimento in processi economici importanti per le attività presenti, soprattutto a livello di produzioni agricole e di turismo.
Richiamata la questione del ridimensionamento scolastico, una riflessione ha avuto luogo anche sui processi virtuosi di integrazione che avvengono e sulle esperienze di valorizzazione del patrimonio storico-artistico e delle iniziative in essere in alcuni comuni che sempre di più, si spera, possano avere ricadute sociali ed economiche a vantaggio dell’intera zona.
Tutti concordi anche sul fatto che occorra rafforzarci e fare coesione: andare oltre i facili allarmismi su problematiche come l’acqua, i tumori e l’inquinamento e investire in cultura, ricerca e conoscenza scientifica e creare vere strutture di terzietà nel controllo, a tutela dei cittadini. Anche a proposito di petrolio e di compensazioni i presenti hanno considerato che non si può dilapidare un patrimonio naturale non rinnovabile senza creare le condizioni per un futuro degno da consegnare alle nuove generazioni.
Don Giuseppe Gazzaneo, direttore di Caritas diocesana, ha invitato a spendersi continuando nel lavoro dei piani sociali di zona a proposito di politiche sociali di inclusione, passando anche per il REI, usando le forme possibili per combattere ludopatia e slot, valorizzando anche la legge regionale 26/2015 sulle eccedenze alimentari.
Tutti i presenti, parroci e sindaci, si dicono fiduciosi perché c’è grande desiderio di fare comunità, di mettersi in rete, di ascoltarsi e di cercare, ciascuno nelle sue possibilità e competenze, di essere fedeli alla propria missione. La sinergia tra le realtà che operano sul territorio è fondamentale.
Con l’auspicio che ci siano incontri periodici per creare reciprocità ci si è lasciati con la richiesta che già a settembre ci si possa ritrovare per trattare tematiche specifiche, magari ancora invitati dal Vescovo.
 
 
Giovanni Lo Pinto

L’amore e la misericordia di Dio, il senso della nostra esistenza

L’amore e la misericordia di Dio, il senso della nostra esistenza. Un’ode alla bontà di Dio che si incarna nel vissuto storico di una Diocesi, un “popolo in cammino” che a fine anno porge il ringraziamento a Dio Trinità con una festa. Il senso di una giornata, sotto il sole cocente di Policoro, allietata dalla brezza della letizia di cuore e di spirito. Una festa di famiglia, la Famiglia diocesana di Tursi-Lagonegro, come ha detto il Vescovo all’inizio della Messa. Non il caldo e nemmeno la commozione possono però riservarsi l’ultima parola. Tutti i presenti, andando via, hanno attestato gratitudine per l’esperienza vissuta perché le parole di Claudia Koll si sono stampate nel cuore. Intervistata da don Michelangelo Crocco, direttore dell’Ufficio di Pastorale familiare, l’attrice ha richiamato la sua vita, le fragilità e anche il cammino di riappropriazione di un’identità che si era smarrita: “Andavo tutti i giorni a Messa ma solo al capezzale di un malato ho capito cosa significhi amare. Con un po’ di tempo ho capito perché Dio ha voluto il sacramento della Confessione: il momento in cui consegnare la fragilità e chiedere a Dio di essere rigenerati, resi nuovamente belli nell’anima. Proprio l’incontro con un malato di aids, Giuseppe, nel 2000 mi ha premesso di attraversare una porta santa. Ho avuto a che fare con tante persone, malati terminali, che portavano con loro il bisogno di trovare senso alle sofferenze… Così cominciavo a comprendere e a poter dire loro che il Signore mi stava dando la forza di affrontare le mie sofferenze, quindi ne avrebbe data tanta anche a loro”. Claudia ricorda ancora che con questi malati andava a Messa per un po’… ma un giorno Giuseppe non poté andare perché non aveva le forze. Dopo la Messa passò a incontrarlo e lì l’esperienza inaspettata: “Gli stringo la mano visto che non poteva più parlare e i suoi occhi si aggrappano ai miei. La percezione chiara che l’amore di Dio è dolce, accarezza il cuore. E quando ho riletto il capitolo 25 del Vangelo di Matteo ho riconosciuto che Cristo mi chiedeva di amarlo nel sofferente, in Giuseppe”. La lezione che Claudia ha fatto propria: mettendosi a servizio degli altri il Signore manifesta il suo amore, in uno scambio di amore.
Lo stesso amore cantato dalle due famiglie che fanno offerto le testimonianze al mattino, Anna e Pasquale, Nadia e Francesco, due coppie residenti a Nova Siri: attraverso il cammino annuale di Betania hanno avuto la gioia di toccare con mano la grazia che il Signore ha usato alle loro persone, alle loro famiglie.
Alessandra Vicino e Gaetano Antonucci, responsabili della Commissione per la Pastorale familiare, insieme al gruppo musicale che ha guidato la festa del mattino e la celebrazione della Messa hanno aiutato i presenti, oltre millecinquecento, a sperimentare gioia e fraternità respiratesi anche per merito dell’ottima accoglienza da parte di don Giuseppe Gazzaneo e dei parrocchiani del Buon Pastore di Policoro e dalla logistica curata da Filippo Oriolo.
Non sono mancate le attrazioni per i più piccoli e neppure lo zucchero filato…
All’inizio della Celebrazione della Messa monsignor Vincenzo Orofino ha richiamato il perché della giornata: “Siamo qui come una grande famiglia. La Chiesa è fatta di famiglie, piccola chiesa. Quella di oggi è una festa della fede perché ci siamo da tutte le comunità nelle quali viviamo nella luce del Vangelo e nella grazia di appartenere a Cristo. Abbiamo vissuto un anno centrato sul senso dell’appartenenza alla Chiesa, alla Chiesa diocesana e alla Chiesa universale. Dunque un gesto ecclesiale che mette insieme le nostre famiglie e ci fa sperimentare un senso autentico di unità. La vita nella famiglia è la forma più immediata attraverso cui il Signore ci ama e ci accompagna”. E all’omelia ha rinnovato il grazie per aver accolto l’invito con un grande sì, un eccomi generoso a vivere una festa: l’anno pastorale non può essere una fatica ma deve essere un cammino lieto che si fa insieme agli amici, senza lasciare indietro nessuno. Orofino ha quindi richiamato che il primo verbo usato da Papa Francesco appena eletto è stato “camminare”: la Chiesa è il Popolo Santo di Dio che cammina verso la meta. “La qualità della nostra vita – ha detto il Vescovo – dipende soprattutto dalla meta, non da dove si parte. Ciò che conta è la bellezza di dove vogliamo arrivare: Cristo è la meta, il paradiso è la sua persona gloriosa. Il regno di Dio è in mezzo a noi: la persona di Gesù è tutto. Tutto si concentra nell’incontro permanente con Cristo, un incontro che sempre va rinnovato perché sia bella la nostra vita. È la festa della fede, di coloro i quali hanno fede e vivono la fede. Non dimentichiamo che con Gesù sempre nasce e rinasce la gioia. Il volto dei cristiani deve essere gioioso, mai finto, non da quaresima ma trasfigurato dall’incontro con il Risorto. Le parrocchie della Diocesi più si aprono alla vita della Chiesa locale più godono di una ampiezza di respiro e di vedute”.
Quindi il Vescovo ha richiamato la fedeltà di Dio al suo patto, all’alleanza perché ha pensato gli uomini come suoi partner e tutto fa per amore: “Il compito della nostra vita è corrispondere al suo amore. Questo amore si impara a vivere nella Comunità Cristiana, la Chiesa e nelle famiglie. Attraverso i sacramenti Dio mantiene la sua fedeltà. La Chiesa è sacramento di Cristo e la famiglia è consacrata dal sacramento del matrimonio, dono di grazia. L’appartenenza alla Chiesa è condizione per la nostra fede, per la santità: diventare santi è possibile perché apparteniamo a questa Comunità di salvati”.
Nel pomeriggio è stata offerta ai presenti la rappresentazione teatrale “La bottega dell’orefice”, il cui testo venne pubblicato per la prima volta nel 1960. Autore l’allora vescovo ausiliare di Cracovia Karol Wojtyla. “Meditazioni sul sacramento del matrimonio che di tanto in tanto si trasformano in dramma”, recita il sottotitolo. Claudia Koll, passata dai riflettori ad essere riflesso della misericordia di Dio, ne ha interpretato i monologhi perché ora ne è certa: l’amore è il senso della sua esistenza, consapevole che il Signore le ha donato una pienezza che prima non aveva. “Il Signore mi ha preso in braccio e ha sanato tante ferite che mi portavo nel cuore. Questo mi porta a vedere la vita in modo diverso. Ora affronto i problemi con la preghiera, con atti costanti di fede perché è bello accogliere ciò che il Signore chiede. Oggi dedico la mia vita a Dio e alle opere di carità, a favore dei carcerati e dei senza fissa dimora a Roma e attraverso alcune realtà in Burundi. L’associazione Le Opere del Padre, con la spiritualità della Divina Misericordia, mi aiuta anche ad aggregare fratelli per educarci a fidarci di Dio: preghiera e opere non possono essere separate”.
Ha concluso il Vescovo ripetendo che Dio che è amore è davvero la spiegazione di tutto. Dobbiamo superare l’equivoco che l’amore possa essere ridotto a qualcosa di dolciastro. Dio è la spiegazione di tutto perché è la mia vita, è la mia vocazione. Dio è origine e compimento della nostra vita personale. “Dio è il mio tutto, il mio bene, il mio tesoro” ha ribadito richiamando le parole del sacerdote Domenico Lentini di cui stiamo celebrando lo speciale anniversario nel ventesimo della beatificazione. Infine l’invito: “Nelle nostre famiglie accada un’educazione integrale e integrante perché siamo veramente felici, proprio come Claudia”.
Un augurio, una certezza: chi ha partecipato ha respirato una bellezza, quella che segna la vita.
Giovanni Lo Pinto

Oltre l’errore, la luce. Storia di una contagiosa redenzione carceraria

Si terrà sabato 21 Aprile 2018 alle ore 10,30, presso la sala riunioni della Cassa Rurale e Artigiana di Castellana Grotte di POLICORO, Corso Alcide De Gasperi n. 4, un appuntamento letterario: ci sarà, infatti, la presentazione del libro “Oltre l’errore, la luce – storia di una contagiosa redenzione carceraria”.
 
L’evento è organizzato dal RnS (Rinnovamento nello Spirito Santo).
 
L’incontro sarà introdotto dalla dott.ssa Marcella Clara Reni, Presidente di Prison Fellowship Italia, e vedrà la partecipazione di Michele Guzzardi, protagonista della storia e autore del libro, di S. E. Mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro, e del coordinatore regionale RnS-Basilicata, Rosario Sollazzo.
 
Ecco cosa si evince dalla descrizione generale del libro:
Nel suo libro Michele Guzzardi racconta la sua conversione avvenuta in carcere, l’impulso instancabile nel darne testimonianza, l’impegno straordinario del movimento ecclesiale “Rinnovamento nello Spirito Santo” all’interno degli istituti penitenziari. Parole che commuovono, interrogano, spingono a portare il Vangelo di Cristo nella grande e complessa periferia del carcere, spesso dimenticata, ma così ricca di sorprendente umanità.
 
POLICORO (MT), 21 aprile 2018 ore 10,30, Sala riunioni della Cassa Rurale e Artigiana Castellana Grotte
Corso Alcide De Gasperi, 4
 
info: Segreteria regionale RnS Basilicata
cell. 340 6777459