Alla vigilia del Viaggio di Papa Francesco a Ginevra per l’occasione dei 70 anni del Consiglio ecumenico delle Chiese, a Policoro, nei locali dell’Oratorio del Buon Pastore, mercoledì 20 giugno si è svolto un Convegno dal titolo: “Dal Conflitto alla Comunione: i 500 anni dalla Riforma di Martin Lutero”, promosso dall’Ufficio Ecumenico della diocesi di Tursi-Lagonegro.
Luigi Angelucci di Policoro ha introdotto dicendo che per spiegare cos’è l’ecumenismo occorre richiamare le parole di Papa Giovanni XXIII: “Ciò che ci unisce è molto di più di ciò che ci divide, perché a unirci è la fede in Gesù Cristo”, consapevole che la fede ci rende fratelli, indipendentemente dalle specificità delle Chiese. Il fondamento della fratellanza è nella comune fede in Cristo.
Don Giovanni Messuti, direttore dell’Ufficio Ecumenico e docente di Ecumenismo presso l’Istituto Teologico di Basilicata, ha declinato le finalità del Convegno: il gusto della conoscenza e il desiderio dell’unità. Ha poi spiegato che l’ecumenismo è il movimento che tende all’unità dei Cristiani, che comprende attività e iniziative, a seconda delle varie necessità della Chiesa e dell’opportunità dei tempi, suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei Cristiani (Unitatis Redintegratio, 4).
Nato in ambito protestante, l’Ecumenismo, con Giovanni XXIII, è diventato una necessità anche per la Chiesa Cattolica, perché si riscopre che di unità dei Cristiani ha parlato per primo Gesù che prega il Padre “perché tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda” (Gv 17, 21). Se il mondo fatica a credere, dunque, è perché non siamo “uno”: la divisione è la prima fonte di non credibilità nell’annuncio del Vangelo. L’Ecumenismo esiste proprio perché siamo divisi. Messuti ha continuato raccontando come si stia riscoprendo negli ultimi anni l’esperienza di camminare insieme, di confrontarci con le altre confessioni cristiane. Gli ultimi Papi, da Giovanni XXIII in poi, si sono spesi per la causa dell’unità della Chiesa, a favore di una possibile riconciliazione tra i cristiani e per una concordia che renda visibile la comune testimonianza della carità. Oggi respiriamo il profumo di una fraternità ritrovata tra cristiani e tante occasioni ci hanno permesso di conoscere le Chiese e i fratelli presenti sul territorio.
Dieter Kampen, pastore della Chiesa Valdese di Trento e fondatore dell’Istituto per gli studi luterani di Venezia, è intervenuto richiamando che da poco abbiamo celebrato i 500 anni dalla Riforma. Nel 1500 ci sono state occasioni di grandi cambiamenti che hanno creato incertezze esistenziali e nuove domande: Chi si salva? Come ci si salva? Martin Lutero, meditando sulla giustizia di Dio, cominciò a riflettere su come Dio giustifica mediante la fede, e, studiando Sant’Agostino, accolse la verità che Dio dona la sua giustizia. La teologia di Lutero è costruita attorno a un’esperienza fondamentale: Dio giustifica per sola grazia. Le 95 tesi di Lutero, che parlano della penitenza e criticano le indulgenze “vendute” dalla Chiesa Cattolica, grazie all’invenzione della stampa vennero diffuse velocemente in tutta la Germania. Ne scaturì una grande riflessione. A Lutero fu chiesto di ritirare le tesi, ma lui affermò che non avrebbe potuto perché la sua coscienza era convinta di aver fatto bene, pertanto, nel 1521, ci fu la scomunica papale, a cui seguì quella imperiale. Il Luteranesimo si diffuse a partire dalla Germania. La Riforma poi fu accolta in altri paesi europei, e ci si divise ulteriormente in Luterani, Calvinisti e Anglicani. La Chiesa cattolica è entrata nel dialogo ecumenico con il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nel 1999 è stata emanata la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, nella quale si afferma che le opere non sono la causa della giustificazione, ma è Dio che sceglie e salva. Negli scorsi anni è stato istituito un gruppo bilaterale di lavoro che mettesse insieme il risultato del cammino, in vista della comunione: nel 2013 si arriva al documento “Dal Conflitto alla Comunione” nel quale il racconto della storia della Riforma è finalmente condiviso da Cattolici e Luterani. Si precisa che al tempo della Riforma non poteva avvenire un dialogo sereno a causa di questioni economiche e politiche. Anche sulle realtà rituali e sacramentali oggi ci sono accordi sostanziali, a partire proprio dalla Cena del Signore. A oggi la parte più complicata del dialogo ecumenico è legata al “livello ecclesiologico” e ad alcune questioni tra Tradizione e Bibbia. Il Professor Kampen ha raccontato, infine, che in Germania circa il 25% dei matrimoni è di tipo misto cattolico-protestante e che le conferenze episcopali hanno lavorato per mettere a punto un documento condiviso che permetta a marito e moglie di partecipare liberamente alle celebrazioni della Cena del Signore, secondo i riti cattolico e protestante; tale documento è attualmente al vaglio dei competenti uffici del Vaticano.
Filippo Oriolo