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Via Crucis proposta della CDAL di Tursi-Lagonegro

al Santuario del Pantano in San Giorgio Lucano, venerdì 22 marzo 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lavoro: completare la creazione.

Quando a un uomo manca il lavoro, può dirsi pienamente realizzato? Se non ha mai fatto l’esperienza di lavorare, ha costruito davvero la propria persona?

Oggi più di sempre il lavoro è diventato problema cruciale nella vita di tante persone: il lavoro che non si trova o che si perde, il lavoro che riveste o spoglia di dignità la persona, il lavoro libero o schiavo…

Mentre troppi eventi e troppe circostanze sembrano accreditare ancora modelli di sviluppo economico che hanno quale finalità precipua il denaro, come cristiani vogliamo ragionare non nella logica del mercato, ma nella logica della creazione. In essa il lavoro è un luogo di  costruzione e realizzazione della persona umana nella sua totalità e non un mezzo di mero sostentamento. È travaglio per la trasformazione della natura, come quello della donna che partorisce una nuova creatura    È anche la prima vocazione dell’uomo, il  primo “comando” ricevuto da Dio: coltivare e custodire il giardino. Lavorando, dunque, portiamo a compimento l’opera creatrice, con-creiamo con Dio!

Rimettendolo al centro, la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, con la collaborazione del Circolo Laudato si’ Valsarmento, propone Passio Christi nelle vie crucis del lavoro. È l’ormai tradizionale Via Crucis da compiere il venerdì che precede la Domenica delle Palme, quest’anno venerdì 22 marzo.

Parole della scrittura e del magistero, in massima parte tratte dalla Fratelli tutti, e l’immagine di Gesù nella bottega di Giuseppe, falegname opera di John Everett Millais dalla chiarissima densità simbolica e profetica, accompagnano meditazioni, riflessioni e preghiere sul tema.

Mondo del  lavoro, quindi, da guardare con realismo, cogliendone tutti i drammi e le disastrose conseguenze delle sopraffazioni e delle violenze che lo attraversano, ma sapendo al contempo vedere, con occhi di speranza,  i tanti segnali, grandi o piccoli, di bene e di solidarietà che ci sono. Proprio la solidarietà è il più grande valore che possiamo portare nel mondo del lavoro, per riconoscere riparare le ferite inferte da “questa economia che uccide”,

Per consentire a chi non potesse partecipare, ma lo desiderasse, di essere comunque in comunione, anche se distanti, il libretto è a disposizione di tutte le Parrocchie.

 

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL
Animatrice Laudato si’


Passio Christi nelle vie crucis della fraternità

Al Santuario di San Giorgio Lucano venerdì 31 marzo 2023 la Via Crucis proposta dalle Aggregazioni laicali della Diocesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fraternità, oltre la carità

La fraternità è ancora un valore prioritario, una meta condivisa?

Troppi eventi in troppi ambiti, soprattutto ma non solo la guerra fratricida russo-ucraina che sembra non trovare soluzione di pace, lo stanno facendo dubitare.

Rimettendola al centro, la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, con la collaborazione del Circolo Laudato si’ Valsarmento, propone Passio Christi nelle vie crucis della fraternità. È l’ormai tradizionale Via Crucis da compiere il venerdì che precede la Domenica delle Palme, quest’anno venerdì 31 marzo.

Parole della scrittura e del magistero, in massima parte tratte dalla Fratelli tutti, e  la drammatica denuncia di Guernica, opera senza tempo di Pablo Picasso, accompagnano riflessioni e preghiere sul tema.

Fermare l’attenzione degli occhi e del cuore sulle disastrose conseguenze di ogni forma di violenza e di sopraffazione, anche di quelle che stentiamo a riconoscere come tali, può aiutarci a riconoscere e riparare le ferite inferte con il nostro comportamento e stile di vita alla tunica senza cuciture della fraternità, che dovrebbe avvolgere, accomunandoli,  non solo tutti gli esseri umani, ma l’intero creato.

Per consentire a chi non potesse partecipare, ma lo desiderasse, di essere comunque in comunione, anche se distanti, il libretto sarà messo sul sito della Diocesi a disposizione di tutte le Parrocchie.

 

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL
Animatrice Laudato si’


Appello alle donne e agli uomini della Basilicata animati dalla speranza

La Consulta Regionale delle Aggregazioni laicali di Basilicata invita ad un percorso di tavoli tematici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il disagio e la rassegnazione sociale, che tocchiamo con mano nelle nostre comunità cittadine, sollecitano i credenti ad una rinnovata responsabilità culturale che vogliono condividere con quanti non si rassegnano ad un destino che potrebbe sembrare già segnato. Per questo la Consulta Regionale delle Aggregazioni Laicali (CRAL) lancia un Appello a credenti e non credenti a costruire insieme percorsi di speranza nella nostra terra e propone un percorso sinodale di ascolto e confronto con quanti desiderano un futuro diverso per la nostra Basilicata. Il percorso si articolerà in tavoli tematici territoriali ed avrà un primo confronto generale sabato 23 aprile alle ore 17,30 presso il Parco del Seminario in viale Marconi di Potenza.


Via Crucis animata dalle Aggregazioni laicali

a San Giorgio Lucano venerdì 8 aprile 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Troppi eventi in troppi ambiti – ultime le immagini atroci che documentano momento per momento la guerra fratricida russo-ucraina – stanno facendo dubitare che la dignità della persona umana e dell’intero creato sia ancora un valore prioritario e condiviso.

Rimettendolo al centro, la Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, con la collaborazione del Circolo Laudato si’ Valsarmento, propone per venerdì 8 aprile 2022  Passio Christi nelle vie crucis della dignità. È l’ormai tradizionale Via Crucis del venerdì che precede la Settimana Santa e quest’anno, dopo due appuntamenti forzatamente virtuali, può riprendere in presenza, lungo la salita che porta al Santuario di Santa Maria degli Angeli in San Giorgio Lucano.

Accompagnano il tema parole di papa Francesco tratte dalla Laudato si’ e dalla Fratelli tutti e l’icona dell’Ecce Homo di Antonello da Messina.

Per consentire a chi non potesse partecipare, ma lo desiderasse, di essere comunque in comunione, anche se distanti, il libretto con le riflessioni e le preghiere sarà pubblicato su questa pagina del sito della Diocesi a disposizione di tutte le Parrocchie.

Riflettere sulle gravi conseguenze dei peccati sociali che fatichiamo a riconoscere, può scuotere da una comoda  inerzia e aiutare  ad aprire il cuore, riconoscendo le ferite inferte con il nostro comportamento e stile di vita alla dignità di ogni essere umano e di tutta l’opera del creato.

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL
Animatrice Laudato si’


Gesto conclusivo “AGIRE” del Percorso ecclesiale “In ascolto del Creato”

Sabato 4 Settembre 2021 a Spinoso (PZ) - Area Turistica sul Lago del Pertusillo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Spinoso, presso l’Area Turistica sul Lago del Pertusillo, Sabato 4 Settembre 2021 (ore 9.30-13.30) si terrà il gesto conclusivo del percorso ecclesiale “In ascolto del Creato” proposto dalla Diocesi di Tursi-Lagonegro (Consiglio Pastorale Diocesano e Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali) con il patrocinio del Comune di Spinoso e la collaborazione del Circolo Laudato Si’ Valsarmento.

Si tratta, nello spirito con cui viene proposta la giornata, di ESSERCI IN UN LUOGO “FERITO” sentendo in sé le offese arrecate al Creato da interventi umani sconsiderati, identificare e mettere in atto gesti concreti di rispetto e protezione della “casa comune”.

 

Il programma prevede:
ore 9.30 Accoglienza – ore 10.00 Apertura lavori

Introduce e coordina Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL, Animatrice Laudato Si’

Saluti:
– Lino De Luise, Sindaco di Spinoso
– don Antonio Allegretti, Parroco di Spinoso

Testimonianze e interventi
– Giovanni Grieco, imprenditore agricolo
– Gianbattista Mele, ISDE – Medici per l’Ambiente
– Ulderico Pesce, attore-narratore
– Classe II D primaria, I.C. “Lorenzo Milani” – Policoro
– Classe IV A ITCM, I.I.S. “Pitagora” – Policoro

Esame di coscienza ecologico e presentazione della Petizione “Pianeta sano, persone sane”

Conclusioni
S.E. mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi-Lagonegro

ore 13.30 Chiusura lavori

Pranzo a sacco, momento di fraternità e di contemplazione individuale

Tutto si svolgerà nel rispetto delle norme di contenimento del Covid-19 in vigore al momento

 

 

Ferire, verbo di cura

Chiudiamo il percorso formativo diocesano di quest’anno pastorale in un luogo “ferito”.
Nella percezione comune ferire è verbo duro, crudele, che rimanda immediatamente a violenza, dolore, sangue… Mi piace pensare che possa esserci un altro modo di leggerlo, come fusione di due verbi latini: ferre, portare, e ire, andare. Dunque, andare a portare.
Anzitutto andare. Non è possibile visitare un luogo ferito virtualmente, online come abbiamo dovuto fare con i Focus. È necessario vedere da vicino, con calma e non solo con gli occhi, per poter “sentire” le offese arrecate al Creato da interventi umani predatori, da nostri interventi sconsiderati  o mancati interventi di cura e di protezione. Occorre sostare, come abbiamo fatto con il pellegrinaggio contemplativo iniziale, per sentire in sé la ferita.
E poi portare. Portare lì il nostro essere persona in tanti “altrove”, il nostro credere nel diritto di tutti di poter vivere in dignità, senza dover affrontare la lacerante e infame scelta fra salute e lavoro; il nostro sostenere il diritto anche delle generazioni successive ad avere un futuro, fosse pure incerto, ma non compromesso a priori dell’esserci noi appropriati di quanto spetterebbe loro.
Tonino Bello ci ha aiutati a scorgere nelle ferite del Risorto feritoie di grazia. Possiamo scoprire la bellezza di vivere in un contesto non semplice e di contribuire a fare davvero la differenza, ma farlo presto e in squadra.
L’ultimo rapporto dell’IPCC, Comitato intergovernativo per i Cambiamenti Climatici, è molto chiaro: il surriscaldamento che determina fenomeni estremi è vicino al punto di non ritorno. Le soluzioni ci sono. Gli scienziati le indicano da almeno 30 anni, ma le resistenze sono tante, a cominciare  dalle grandi aziende del gas e del petrolio che continuano a minimizzare l’emergenza. Lo sappiamo bene qui, nella Valle del petrolio, il Texas d’Italia, come suol dirsi.
Papa Francesco parla di ecologia integrale, che unisce ambiente, equità, poveri, pace internazionale… sfide ancora più esigenti e drammatiche con il nuovo Afghanistan talebano.
Il 2030 dell’Agenda ONU è già troppo lontano; dobbiamo accelerare con la dismissione di fonti fossili e idrocarburi che rilasciano CO2; dobbiamo iniziare subito. L’appuntamento della prossima Conferenza Mondiale sul Clima, in Scozia, dovrà trovarci pronti e decisi.
La conversione personale,  il cambiamento dei comportamenti individuali,  è importante. Certamente la prima custodia spetta a chi “abita” un luogo, ma non basta. “Ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie. (…) La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria.” (LS 219)
Nello specifico, servono accordi internazionali vincolanti per le quote di emissioni, non come l’Accordo di Parigi su base volontaria. Devono essere gli Stati a cambiare. Va chiesto con forza. Possiamo iniziare a farlo unendo la nostra voce a quella di Papa Francesco, aggiungendo la nostra firma alle tante altre per la Petizione “Pianeta sano, persone sane”.
Possiamo poi assumere e diffondere dosi massicce di un vaccino di cui eventi recenti e meno recenti, come gli oltre 40 Kilometri di barriera innalzati dalla Grecia al confine turco, la non unanimità degli Stati europei sull’accoglienza dei rifugiati, l’ambiguo nodo dei rapporti con la Libia mai sciolto, il gingillarsi con i distinguo dei vari politici del “prima noi”, segnalano l’urgente bisogno. Si tratta del vaccino CEA, contro l’epidemia di indifferenza, egoismo, chiusura.
La formula è semplice: C come coraggio, E come educazione, A come amore.
Ci vuole coraggio, che significa agire con il cuore, guardare in faccia la realtà e chiamare le cose con il loro nome,  farsi voce di chi non ha voce, riconoscere i propri errori e cambiare dall’interno.  Ci vuole educazione, perché si tratta di trasformare mentalità, comportamenti, e questo può avvenire solo per via educativa, non impositiva.
Ci vuole amore, che alimenta l’amicizia sociale, restituisce nobiltà alla politica come servizio e cura del bene comune, porta un valore aggiunto al principio liberale della corresponsabilità.
Si tratta di mettersi empaticamente nei panni del Creato ed agire di conseguenza.
Il futuro non è un luogo lontano da raggiungere. È ciò che stiamo costruendo oggi, insieme.

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL, Animatrice Laudato Si’

 


Quarto focus del percorso “In ascolto del Creato”

sabato 8 maggio 2021 dalle ore 17.30 alle ore 19.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Clicca qui per il VIDEO: https://fb.watch/5mqUfKCdRH/

Sabato 8 maggio 2021, dalle ore 17.30 alle ore 19.30, si svolgerà a distanza l’ultimo dei quattro focus previsti nel percorso ecclesiale annuale “In ascolto del creato”, finalizzato alla “conversione ecologica globale” personale e comunitaria, proposto dal Consiglio Pastorale Diocesano e dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Tursi-Lagonegro.

Traccia tematica del focus: “In ascolto del grido dei poveri”.

È possibile partecipare tramite la pagina Facebook “Diocesi Tursi-Lagonegro” o la piattaforma Zoom (ID 894 7048 8916 – passcode 080521).

Interviene il prof. Andrea Riccardi, Storico, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

Il programma prevede la preghiera iniziale, guidata da don Gianluca Bellusci, Assistente della CDAL, il saluto del Vescovo S.E. Mons. Vincenzo Orofino e la presentazione dei lavori da parte di Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL.

Quindi il prof. Andrea Riccardi terrà la Relazione: “Ascoltare la storia e il grido dei poveri”.

A seguire l’interazione a distanza e le Conclusioni di di Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL

Per porre al Relatore domande scritte attinenti alla tematica affrontata, durante il focus è disponibile il numero telefonico 375 5933457 (solo whatsapp).

 

Perché ho avuto fame …

A mezzo secolo dal cosiddetto Patto delle Catacombe, sottoscritto da oltre cinquecento padri conciliari pochi giorni prima della chiusura  del Vaticano II, Papa Francesco riprende una felice espressione del Documento di Puebla (1979), l’opzione preferenziale per i più poveri (LS  158) e la propone con forza come imperativo etico. Inserendo la riflessione sulla crisi ambientale nel contesto più ampio dell’Insegnamento sociale della Chiesa, prospetta un modello in cui sviluppo sostenibile e grandi sfide si affrontano guardando gli ultimi, gli scartati, quelli che finora hanno pagato il prezzo più alto, soffrendo di privazioni gravi che minacciano la dignità della persona. Il Signore si è identificato con loro (cfr Mt 25, 31-46), quindi l’opzione preferenziale è scelta cristologica. Non opzione facoltativa, ma una decisione a cui ogni credente è chiamato, una carità non estranea alla giustizia.

In genere tendiamo a fare in modo che i poveri non siano troppo visibili: va bene rispondere alle loro necessità immediate, ma che poi non diano fastidio! Perché il dolore fa paura, il disagio inquieta, il bisogno scomoda la nostra tranquillità; perché è ancora mentalità diffusa considerare la povertà un fenomeno “naturale”, nonostante don Tonino Bello avesse già detto negli anni ottanta che poveri non si nasce, ma si diventa. In sintesi, diciamo povertà, ma dovremmo dire impoverimento, un processo strutturale costruito dalle società umane scegliendo principi e pratiche sociali di un certo tipo piuttosto che di un altro. L’azione per debellarlo consiste anzitutto nel contrastare l’arricchimento ingiusto e predatore. Questo non avviene in generale e nella nostra realtà regionale in particolare. Che cosa sostanzialmente non funziona? Scelte politiche che continuano a coltivare assistenzialismo invece di promuovere emancipazione. La ragione fondamentale dell’insuccesso ad oggi delle politiche nazionali ed internazionali per la riduzione e l’eliminazione della povertà perseguite fin dagli anni  settanta sta proprio nel fatto che sono state centrate sulla cura delle conseguenze, intervenendo sotto forma di aiuti sui sintomi, e non sulle cause strutturali dell’impoverimento.

Cambiare prospettiva implica puntare alla vera inclusione, impostare diversamente il welfare, considerare gli impoveriti non meramente destinatari di pietà, ma veri agenti di cambiamento per uno sviluppo sostenibile. Questa è un’acquisizione non scontata e non secondaria, al pari della ricca complessità della parola sostenibilità: non solo ambientale, economica e sociale, ma anche umana. Un’ecologia umana che tende a divenire teologica, in una dinamica di assunzione e di purificazione che orienta alla pienezza del definitivo in Dio.

Abbiamo chiesto al prof. Andrea Riccardi, storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, di aiutarci a capire cosa vuol dire nel concreto saper ascoltare la voce, il grido dei poveri, nell’ottica di una vera conversione ecologica, che  è insieme personale e comunitaria.

Siamo convinti che come singole persone si può  fare molto nelle comunità locali, però aiutare singolarmente avallando nel contempo con la nostra inerzia un sistema sbagliato non può farci sentire con la coscienza a posto. Ci rendiamo conto che non è ancora quotidianità, nonostante le tante buone pratiche, il sentire  insieme, come popolo di Dio, il desiderio di costruire concretamente la società del gratuito, l’economia del dono.  Eppure ci è chiesta una opzione di fondo (Fratelli tutti 67): farsi carico del dolore o passare a distanza, riconoscere l’uomo caduto o affrettare il passo, l’inclusione o l’esclusione di chi soffre …. Deve continuare la logica per cui chi non ha “potere”, chi non ha i numeri è sempre perdente? Possiamo noi essere voce di chi non ha voce, suscitare consapevolezza, esercitare responsabilità, cercare di individuare e rimuovere le cause che possono accrescere povertà e marginalizzazione almeno nel nostro contesto?

Se vogliamo davvero non lasciare nessuno indietro, obiettivo per altro presente anche nell’Agenda 2030 (Dichiarazione, punto 4 dell’Introduzione), dobbiamo ricordarci con don Benzi che “non basta mettere le spalle sotto la croce del fratello; a chi fabbrica le croci occorre dire di smetterla”.

 

Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL


PASSIO CHRISTI nelle vie crucis della “casa comune”

La proposta della CDAL per la Via Crucis del 26 marzo 2021

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali ha preparato, come è ormai tradizione, una via crucis da compiere il venerdì che precede la Domenica delle Palme, quest’anno venerdì 26 marzo.

Il momento attuale ancora una volta non consente di farlo in presenza. Per essere comunque in comunione, insieme anche se distanti, offriamo a tutta la Diocesi le riflessioni e le preghiere curate dalla CDAL con la collaborazione del Circolo Laudato si’  Valsarmento, prendendo le mosse dalle parole di Papa Francesco nella Laudato si’ e nella Evangelii Gaudium e da quanto suggerisce il Compianto sul Cristo morto di Giotto, icona scelta per accompagnare il tema di quest’anno: vedere la Passione di Cristo nelle tante croci della nostra “casa comune” e dei suoi abitanti, posando su di esse lo sguardo degli occhi e del cuore.

Riflettere sulle gravi conseguenze del peccato ecologico e dei peccati sociali che fatichiamo a riconoscere, può aiutare a scuoterci dall’inedia e dalla rassegnazione e ad uscire da una comoda  indifferenza.

 

#unitinellasperanza


Secondo focus del percorso “In ascolto del Creato”

domenica 17 gennaio 2021 dalle ore 17.30 alle 19.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

https://fb.watch/349B_Kv4Uh/

 

Domenica 17 gennaio 2021, dalle ore 17.30 alle ore 19.30, si svolgerà a distanza il secondo dei quattro focus previsti nel percorso ecclesiale annuale “In ascolto del creato”, finalizzato alla “conversione ecologica globale” personale e comunitaria, proposto dal Consiglio Pastorale Diocesano e dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali di Tursi-Lagonegro.

Traccia tematica del focus: “la spiritualità della Laudato si’ e modello di Chiesa”.

È possibile partecipare tramite la pagina Facebook “Diocesi Tursi-Lagonegro” o la piattaforma Zoom (832 0676 6189 – passcode 170121).

Interviene la prof.ssa Serena Noceti, docente Ecclesiologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale – Firenze.

Il programma prevede la preghiera iniziale, guidata da don Gianluca Bellusci, Assistente della CDAL e la presentazione dei lavori da parte di Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL.

Quindi la prof.ssa Serena Noceti terrà la Relazione: “Chiesa e/è casa comune. La missione della Chiesa nel mondo”.

A seguire l’interazione a distanza e le indicazioni per continuare il lavoro nelle Parrocchie. Per porre alla Relatrice domande scritte attinenti alla tematica affrontata, durante il focus è disponibile il numero telefonico 375 5933457 (solo whatsapp).

 

Dalla parte delle radici

“Pochi teologi hanno riflettuto, in questi cinque anni dalla pubblicazione di Laudato si’, sulla immagine ed esperienza di Chiesa che emerge dalle pagine dell’enciclica”. L’affermazione apre la scheda preparatoria a questo secondo Focus donataci dalla teologa Serena Noceti. Il significato può valere anche per i nostri lavori.

Potrebbe suonare strano o improprio, in un percorso che vuole approfondire un documento sulla cura della casa comune, occuparsi del profilo, volto o immagine di Chiesa che dir si voglia, ma il capitolo dell’enciclica sulla spiritualità ecologica lo richiede direttamente. Se Papa Francesco richiama ad assumere una nuova prospettiva antropologica e un nuovo stile di vita non solo come singoli, ma anche come comunità cristiana, siamo tenuti ad interrogarci su quale comunità cristiana, quale Chiesa, con quali caratteristiche, può  favorirlo. In altre parole, di quale “modello” di Chiesa c’è bisogno per affrontare con speranza questa crisi ecologica e antropologica insieme. Possiamo tentare di abbozzare qualche tratto. L’intervento di Serena Noceti ci aiuterà a metterlo a fuoco più compiutamente.

Una Chiesa-comunità. L’icona del pellegrino ci accompagna anche in questa seconda tappa del sentiero che stiamo percorrendo, proponendo e chiedendo il passaggio da pellegrino a popolo pellegrinante, da io a noi. “È il momento del noi” ha ripetuto più volte papa Francesco nell’intervista resa a Fabio Marchese Ragona, declinando con parole diverse il “nessuno si salva da solo”. Il cristiano, dunque, non può essere uno che cura solo i fatti propri. “Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più ci si adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni” (Caritas in veritate, 7). E non c’è dubbio che la cura della casa comune e dei suoi abitanti è, oggi, reale bisogno di tutti, oltre che autentica via per la pace.

Una Chiesa con le porte aperte. La Chiesa è nata ‘in uscita’, inviata a portare a tutti gli uomini l’annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni  della tenerezza e della potenza di Dio. Porte spalancate, dunque, non solo perché tutti possano entrare, ma anche per far uscire dal tempio. Far entrare la vita, uscire per incontrare la vita. È rischioso, perché la vita porta con sé tutti i suoi problemi, compresa la crisi ecologica, ma inevitabile.

Una Chiesa tutta ministeriale, come fortemente sottolineato nei documenti e nei lavori del sinodo per l’Amazzonia. Con il recentissimo motu proprio “Spiritus Domini” papa Francesco ripropone in un gesto concreto il volto di una Chiesa tutta ministeriale, con una decisione che colloca “nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II”. Ministero, ministro, minister, minus stare, stare sotto. Avere un ministero vuol dire stare nella parte sotto, che non si vede, essere le pietre che reggono il peso dell’edificio e gli garantiscono solidità e stabilità. Senza le pietre interrate tutto cade giù. È così anche per l’albero, che le radici ancorano al suolo e sorreggono. Se vengono meno, se le recidi,  anche l’albero più vigoroso crolla.

La strada è chiara, ma non è facile percorrerla. Lo sa anche Papa Francesco. Nel ricordarci che, soprattutto nei deserti esteriori ed interiori, siamo chiamati ad essere persone-­anfore per dare da bere agli altri, aggiunge che  “a volte l’anfora si trasforma in una pesante croce” (EG 86).  Persone-anfore, un altro modo  per dire ministero, come le impalcature per le quali Helder Camara invita a pregare in una delle sue meditazioni poetiche: “Quando vedi smontare le impalcature ammiri – è chiaro – l’edificio che sorge. Ma prega per le impalcature, perché è duro servire di sostegno alla costruzione, essere necessario al lavoro e, nell’ora della festa, essere tolto come un ingombro”.

Siamo pronti ad essere quelli che non solo accettano, ma scelgono  di essere impalcature, anfore, pietre, radici, insomma di lavorare stando nascosti sotto, dalla parte delle radici? Perché non è solo questione di “fare”, bensì di un fare che diventa azione coerente con la fede professata, grazie alle motivazioni che provengono da una spiritualità non intimistica e disincarnata, ma fondata su quel Dio che si è fatto carne ed ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL di Tursi-Lagonegro

Primo focus del percorso “In ascolto del Creato”

domenica 15 novembre 2020 dalle ore 17.30 alle 19.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

https://www.facebook.com/diocesi.tursilagonegro/videos/396698318210895/

https://fb.watch/1N4t6rvLCQ/

https://www.facebook.com/watch/?v=396698318210895

 

Domenica 15 novembre 2020, dalle ore 17.30 alle ore 19.30, si svolgerà a distanza il primo dei quattro focus previsti nel percorso ecclesiale annuale “In ascolto del creato”, finalizzato alla “conversione ecologica globale” personale e comunitaria, proposto dal Consiglio Pastorale Diocesano e dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali della Diocesi di Tursi-Lagonegro.

È possibile partecipare tramite la pagina Facebook “Diocesi Tursi-Lagonegro” o la piattaforma Zoom (ID 817 3277 0614 – Pw 661292).

Interviene il prof. don Enzo Appella, docente di Sacra Scrittura presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – sezione San Luigi

Il programma prevede la preghiera iniziale, guidata da don Gianluca Bellusci, Assistente della CDAL e la presentazione dei lavori da parte di Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL.

Quindi il prof. don Enzo Appella terrà la Relazione: “Uomo di terra, di luce divina. La teologia della creazione di Genesi 1-2”. A seguire l’interazione a distanza e le indicazioni per continuare il lavoro nelle Parrocchie. Per porre al Relatore domande scritte attinenti alla tematica affrontata, durante il focus è disponibile il numero telefonico 375 5933457 (solo whatsapp).

don Giovanni Lo Pinto

 

Pellegrini, non vagabondi

Il sentiero è da sempre immagine privilegiata del viaggio, a sua volta metafora pedagogica e della vita. Un sentiero acciottolato è l’immagine che ci accompagnerà nel percorso di approfondimento della Laudato si’. Anche la Lumen Gentium coglie il Popolo di Dio come popolo pellegrinante e negli Atti i cristiani sono definiti “quelli della via”. Sono quelli della via sia i pellegrini sia i vagabondi, ma il pellegrino ha una meta, sa dove sta andando, il vagabondo no e rischia di perdersi.

Certamente vivere nella post-modernità costringe a ridefinire continuamente la propria identità, ricostruendosi nella variabilità delle situazioni e degli eventi. Questo genera incertezza ed ansia, che si cerca di placare con un fare affannoso ed affannato. Per imparare a sostare, per nutrire quel convincimento che consente, per dirla con Marc Augè, il passaggio dal semplice fare, che si esaurisce nel gesto, all’agire cosciente e finalizzato, capace di gettare oltre il cuore e la mente, abbiamo iniziato concedendoci un “pellegrinaggio contemplativo” in un luogo di grande bellezza sabato 5 settembre 2020 presso il Lago Sirino in Nemoli.

Adesso può iniziare un altro tipo di pellegrinaggio, alla scoperta e approfondimento degli “assi portanti” nella Laudato si’, per entrare in sintonia con alcuni suoi punti essenziali, come la presenza di un’unica grande crisi sociale e ambientale insieme, per cui occorre rispondere al grido della terra e al grido dei poveri mantenendo l’interconnessione, e come la necessità che l’uomo riscopra il suo “posto giusto” nel creato per recuperare una sana relazione con Dio, con gli altri, con la natura, oltre che con se stesso. In questa armonia sta l’integralità anche della conversione globale a cui Papa Francesco accoratamente ci richiama. È la prospettiva che sottende e rende ragione dei vari interventi che si possono attivare, delle varie azioni che si possono proporre e attuare.

Al di fuori di questo orizzonte non ci sarebbe differenza sostanziale fra azione cristiana e interventi di varie associazioni ambientaliste. È il doppio perché, motivazionale e finalistico, a fare la differenza e a sostenere “In ascolto del creato”, percorso formativo laboratoriale scandito su quattro aspetti focali. L’iter processuale mira a coinvolgere fin dall’inizio tutte le comunità parrocchiali diocesane attraverso i Consigli Pastorali, chiamati a riflettere su schede predisposte da esperti-testimoni per approfondire il messaggio dell’enciclica e declinarne la ricezione locale. Gli esiti confluiscono in sintesi per zone pastorali, restituite sistematicamente alle Parrocchie e proposte all’esperto-testimone come base di confronto.

Per essere pellegrini serve viaggiare leggeri, spogliarsi del superfluo guardando alla spogliazione di Francesco d’Assisi, che è l’icona della sua conversione. Viaggiare leggeri con solo l’essenziale, che dipende dalla meta e dalla durata del viaggio. Per questo viaggio l’essenziale è ritornare alla sorgente dell’incontro con il Signore per riscoprire la relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Vivere una spiritualità legata alla Laudato si’ e fare un percorso di conversione ecologica è qualcosa in più rispetto al cambiamento del proprio stile di vita: vuol dire sentirsi parte del creato, ritrovare nel creato il proprio “posto giusto”. Per farlo è imprescindibile una riflessione sulla teologia della creazione, avvalendosi di un esperto che in modo documentato e argomentato, con riferimenti precisi alla Scrittura, ci aiuti a superare preconcetti e interpretazioni riduttive ed errate del “dominio” sul creato. Ci farà questo dono il prof. don Enzo Appella, docente di Sacra Scrittura alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che ci guiderà nel primo focus, basilare per l’intero percorso, centrato sulla teologia della creazione.

Potrebbe diventare occasione preziosa per riappropriarci di una visione e missione che abbia la sua essenza nel Vangelo contestualizzato, attualizzato e vissuto e la sua prassi nell’etica della “cura”. Non si tratta di aggiungere progetti “nostri” ai tanti altri già in campo, ma di saper indicare costantemente l’oltre di ogni progetto umano. E tendere a una conversione comunitaria radicata nella consapevolezza che abbiamo bisogno di una comunità per vivere la Laudato si’, per vivere il Vangelo: il Padre Nostro è una preghiera al plurale.

Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL di Tursi-Lagonegro

Gesto iniziale del percorso “In ascolto del creato”: CONTEMPLARE – AGGIORNATA LA LOCALITA’: A LAGO SIRINO DI NEMOLI, sabato 5 settembre 2020

 

 

 

 

 

 

 

La Diocesi di Tursi-Lagonegro comunica che, per motivi precauzionali legati ad un caso di coronavirus, il gesto iniziale del percorso ecclesiale “In ascolto del Creato”, programmato per domani 5 settembre 2020 a Bosco Magnano di San Severino Lucano, con lo stesso programma e alle medesime modalità, è spostato presso il LAGO SIRINO di NEMOLI.

 

 

Sostare, voce del verbo amare

Nel capitolo VI della Laudato si’, tutto dedicato  alla spiritualità ecologica, papa Francesco ci dice che un elemento decisivo è sviluppare atteggiamento contemplativo, come quello che San Francesco testimonia nel Cantico delle Creature. Significa saper cogliere la presenza di Dio in tutte le cose, saperne ammirare la bellezza per  custodirla e promuoverla, avvertire il senso di fratellanza con tutto il creato.

Il Cantico ci insegna a fermarci sulle cose, a dare aggettivi a ogni elemento del creato, a riscoprirsi fratelli della creazione perché figli dello stesso Padre. Questa contemplazione non avviene in contesti eremitici o in un attivismo ambientalista svuotato della relazione con i poveri, ma con un gesto di preghiera, di autentica umiltà e di rallentamento.

Il pellegrinaggio nel bosco, gesto iniziale del percorso diocesano “In ascolto del creato”, ha proprio lo scopo di farci rallentare per “vedere” il nostro territorio, contemplarne la bellezza, riconoscerne il valore e promuoverne la custodia.

Non si può vedere davvero senza posare lo sguardo con calma e questo richiede fermarsi un momento, sostare. Quanto è presente in noi questo atteggiamento, resistendo alla tentazione di una vita travolta dal fare? Nella quotidianità abbiamo fatto nostro il modello della fretta: correre per le mille cose da fare, tutte urgenti. Per il problema del cambiamento climatico è vero: dobbiamo fare in fretta, perché la nostra Casa comune letteralmente brucia per il surriscaldamento. Se diventa frenesia, però, rischia di chiuderci nel “cosa” e di staccarci dal “perché”, dimenticando è proprio il perché a dar senso al cosa. Senza la conversione del cuore ogni gesto concreto resta solo un fare affannato. Da qui l’importanza di saper sostare per entrare contatto con noi stessi, di saper rallentare per non fermare lo sguardo solo in superficie, per entrare in comunione profonda con i fratelli e con la natura tutta, che condivide con gli esseri umani la creazione divina e la redenzione in Cristo.

Sostare è più che fermarsi. È azzerare il rumore intorno e dentro di sé, è far tacere le tante voci per ascoltare la voce della natura, che “è piena di parole d’amore” (LS 225), e la voce dei fratelli impoveriti dalla nostra avidità, messi ai margini della società, diventati scarti, per usare la pregnante espressione della Evangelii gaudium.

Sostare, graficamente scomposto (so-stare), rimanda alla capacità di stare con tutto se stesso dentro a questa realtà, in questo momento; alla capacità e volontà di “abitare” il proprio territorio non da turista, di starci e non solo esserci. In questo senso sostare è declinazione di amare.

Dunque un pellegrinaggio di sosta, di contemplazione che diventa stupore per le meraviglie del creato e slancio grato del cuore per Chi ce le ha donate. Dalla contemplazione può scaturire il desiderio di capire fino in fondo che cosa Papa Francesco ci chiede quando parla di “conversione ecologica globale” e dal desiderio l’impegno a una conversione anzitutto personale, ma anche comunitaria, espressione dell’appartenenza ad una famiglia in cui il Padre è altissimo, onnipotente e buono, e in cui tutti gli elementi che la costituiscono (la combinazione di aria, acqua, fuoco e terra) sono riconosciuti fratello e sorella.

“La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria” (LS 219) e questo gesto iniziale che ci vede riuniti come Diocesi può essere l’anello di congiunzione dei due piani.  Senza i tanti, piccoli gesti individuali che magari nessuno vede, ma che sono altrettanti contributi alla salvaguardia della  bellezza del creato, nulla cambia; ma senza incidere sul livello istituzionale, delle scelte politiche e amministrative, non si aggrediscono le cause strutturali del degrado che ferisce e sfregia la bellezza del creato e la dignità di tanti singoli  uomini e donne e di intere categorie e comunità.

Non si possono scindere i due piani, perché “tutto è connesso” e, come abbiamo imparato dalla Evangelii gaudium, il tutto è superiore alla parte.

 

Anna Maria Bianchi
Presidente CDAL

 

Il programma annuale del Percorso ecclesiale “In Ascolto del Creato”