Ordinazione sacerdotale di don Paolo Torino

Ordinazione Presbiterale di don Paolo Torino, per la Diocesi di Tursi-Lagonegro, sabato 22 dicembre 2012 alle ore 17.00, nella Chiesa della Madonna del Rosario in Maratea (PZ).
Sarà Monsignor Francesco Nolè, vescovo diocesano, a presiedere la solenne concelebrazione dell’Eucaristia e a imporgli le mani e recitare la preghiera consacratoria. 
Il novello presbitero presiederà per la prima volta l’Eucaristia nella Chiesa Madre di Maratea domenica 23 dicembre alle ore 11.00.
 
Di seguito l’intervista che sarà pubblicata su “Dialogo” – Dicembre 2012
Carissimi lettori, abbiamo chiesto a don Paolo Torino, nato il 16 luglio 1978, diacono a Lauria Superiore, originario di Maratea, che sarà ordinato sacerdote da S. E. Monsignor Francesco Nolè sabato 22 dicembre 2012 nella Chiesa della Madonna del Rosario, nella stupenda cittadina che si affaccia sul Tirreno:
 
– Don Paolo, il tuo percorso umano e vocazionale è stato impegnativo e ha conosciuto luoghi diversi. Parlacene un po’.
Si, in effetti ho girato molto. Tutto è iniziato nel giugno 2002 quando ho “sentito” la chiamata di Dio al sacerdozio. Andai in un monastero della Sabina, in provincia di Rieti, dove risiede la Comunità delle Beatitudini. Lì restai tre anni, vivendo essenzialmente di lavoro e preghiera. Nel 2005 la Comunità mi fece cominciare gli studi per il Seminario e partii per la Svizzera, a Lugano, per iniziare gli studi Filosofico-Teologici. Dopo due anni di formazione mi chiesero di partire per la Francia, per imparare il francese (la Comunità delle Beatitudini è di origine francese) e formarmi nella casa “generalizia” a Tolosa. Restai due anni con una parentesi di un mese e mezzo in Israele per approfondire la Parola di Dio e il Giudaismo. Nel 2009 decisi di fare un’esperienza diversa da quella monastica e divenni seminarista diocesano a Tolone, prestato però alla Fraternità Missionaria Giovanni Paolo II di cui condividevo il progetto di fondazione. Il 7 ottobre 2011 sono stato ordinato Diacono. In seguito volendo vivere pienamente l’esperienza diocesana ho chiesto di poter ritornare nella mia Diocesi di origine, cosa che, grazie a Dio e all’accoglienza di Mons. Nolé, mi è stata concessa. Ed eccomi qui.
 
– La vocazione è dono di Dio e risposta dell’uomo. Sull’invito per la tua ordinazione riporti un volto di Maria che accoglie l’Unigenito del Padre, rendendosi prototipo di come vivere l’accoglienza, fidandosi del Mistero.
Ho scelto questa immagine rappresentante Maria che porta sul suo seno il Figlio di Dio per significare un aspetto, mi sembra, importantissimo della vita sacerdotale: il prete è un figlio della Vergine e deve restare sempre tra le sue braccia per essere protetto e amato da Lei: “Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia”, dice il Salmo 130. Maria ha avuto ed ha un posto fondamentale nel mio cammino verso il sacerdozio. Penso che, come sacerdote, lei è in modo speciale “la benedetta fra tutte le donne”. Gesù ha portato sempre con sé sua Madre, fino al Calvario, dove l’ha offerta a tutti noi. Quale dono prezioso abbiamo ricevuto! In tutti i miei viaggi, molti dei sacerdoti che ho incontrato mi confessavano che dovevano il “si” dell’accoglienza della vocazione a Maria. Questo non deve sorprendere, Lei è stata la prima nella Nuova Alleanza a dire il “fiat” che avrebbe stravolto l’economia della Salvezza: totale, gratuito, sincero. Se rileggo il cammino che mi ha portato al sacerdozio, il Signore mi ha fatto comprendere gradualmente queste tre dimensioni del dono di se stessi.
 
– E ora sei pronto a ricevere la Sacra Ordinazione e a vivere il tuo Sacerdozio a servizio della Chiesa, in particolare della nostra Chiesa locale. Con quale animo si va incontro all’ordinazione e con quale spirito ti prepari a essere sacerdote nella nostra terra lucana?
Direi un misto di entusiasmo e, credo, di santo timore… Sono più di 10 anni che aspetto questo giorno e sento nel mio cuore una grande serenità, ho avuto modo di imparare (anche se non è mai abbastanza…) che il Signore concede doni immensi a delle povere creature che, proprio perchè tali, non possono contare solo sulle proprie capacità. Parlavo di entusiasmo, questa parola greca significa etimologicamente pieno di Dio, l’entusiasta è colui che ha un Dio dentro. Louis Pasteur analizzando questa parola dice: “La grandezza degli atti degli uomini sono misurati con l’ispirazione da cui derivano. Felice è colui che porta dentro Dio”. 
È con questa gioia che desiderio servire la Chiesa ed essere utile alla santificazione dei miei fratelli e sorelle. Il 22 dicembre sarò ordinato per loro, non per me stesso. Il Beato Antonio Chevrier diceva che il prete è un uomo spogliato, un uomo crocifisso, un uomo mangiato… per questo mi avvicino anche con molto timore, riconoscendo la mia indegnità, a questo mistero così grande dell’Amore.
 
– In ultimo, un pensiero vogliamo rivolgerlo ai giovani, ai tuoi amici di adolescenza, a quelli incontrati in questi mesi a Lauria, a quelli a cui Monsignor Nolè ti presentò a Castelsaraceno nello scorso mese di agosto. Cosa chiedi e cosa diresti a ciascuno di loro?
I giovani hanno, e hanno avuto sempre, un posto speciale nel mio cuore, cerco sempre di esortarli, per utilizzare una frase del Beato Giovanni Paolo II, a “resistere alla tentazione della mediocrità e del conformismo”. Gesù ha un progetto grande per ciascuno di noi, un progetto di gioia e di felicità in un mondo che invece vuole ad ogni costo distruggere la nostra speranza. I giovani hanno tanto da dare e ne sentono anche il desiderio… ma poi la logica dell’egoismo, che permea la nostra società, li scoraggia e rinunciano a combattere per i valori che li abitano. In questo ahimé gli adulti hanno tanta responsabilità. Perciò io voglio ripetere loro: siate forti e coraggiosi!