La lettera del Vescovo Orofino alla Diocesi di Tursi-Lagonegro

La Quaresima di quest'anno come tempo della “grande speranza”

Al Popolo di Dio
che è in Tursi – Lagonegro

Carissimi,
in questo momento così delicato per la nostra cara Italia a causa della triste vicenda del “coronavirus”, desidero offrirvi alcune riflessioni con l’intento di accompagnarvi spiritualmente con affetto paterno e premura pastorale.

1. Il Governo italiano, domenica 8 marzo, ha stabilito che fino al 3 aprile “sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”. Questa decisione, che ha causato sofferenza nei Pastori e nell’intero Popolo di Dio, è stata accettata – nonostante tutto – per contribuire alla tutela della salute pubblica. Una enorme responsabilità di prossimità al Paese! Una responsabilità che, in quanto cittadini collaborativi e solidali, dobbiamo esercitare tutti, sia a livello personale che comunitario.

2. Noi Vescovi delle diocesi di Basilicata abbiamo condiviso la decisione e il testo di alcune direttive pastorali conseguenti. Accoglietele come segno di partecipazione sociale e culturale all’edificazione della “casa comune” e non come privazione. Per nessun motivo e in nessun momento siamo disposti a rinunciare al “tesoro” dell’Eucaristia, vero “Corpo di Cristo”. La Santa Messa nelle parrocchie non è stata abolita! Noi sacerdoti la celebriamo ogni giorno. La celebriamo da soli, ma per il bene di tutto il popolo italiano, per voi e in comunione spirituale con voi. Domenica 15, alle ore 11,00, celebrerò la S. Messa in Cattedrale – eminente segno di unità della Chiesa particolare – per l’intera Comunità diocesana, senza partecipazione di popolo, ma con diffusione streaming. Porterò sull’altare i vostri desideri, le gioie e le sofferenze di ciascuno, le esigenze del nostro popolo. Unitevi a me con la preghiera e con l’ascolto della Parola di Dio e gusteremo la gioia di essere “un solo corpo in Cristo” (Rm 12,5). Tv2000 e altre emittenti cattoliche non fanno mancare momenti di preghiera e di Celebrazioni Eucaristiche. Anche a livello locale non manca la “creatività”! Ne stanno dando variegata prova i vostri parroci, sempre attenti alle vostre persone e pronti a offrire a tutti la loro prossimità spirituale.

3. Questo è il tempo della prova e della sofferenza, ma non dell’angoscia destabilizzante e della paura invadente. Il tempo liturgico della Quaresima ci sprona a vivere questo momento di difficoltà nel silenzio interiore per “rientrare in noi stessi” e riappropriarci dell’essenziale, di ciò che definisce la nostra esistenza nella sua oggettività, a prescindere dalle circostanze e dagli eventi. Questa deve essere l’occasione favorevole per “fare deserto” nella nostra vita, metterci in ascolto di Dio (Es 19) ed entrare in intimità con Lui (Os 9,10), nella meditazione della Parola di Dio e nel raccoglimento, superando la tentazione dell’autodeterminazione e dell’autosufficienza. I ritmi delle nostre giornate sono cambiati e i nostri “riti” vengono intralciati, ci resta la libertà di lodare il Signore nella familiarità delle nostre case e nell’intimità del nostro cuore, andando oltre ogni “abitudine” e riscoprendo tutta la ricchezza ascetica della preghiera personale, del “digiuno eucaristico” e della Comunione spirituale.

4. Questo deve essere il tempo di una “grande speranza”, poiché «se non possiamo sperare più di quanto è effettivamente raggiungibile di volta in volta e di quanto di sperabile le autorità politiche ed economiche ci offrono, la nostra vita si riduce ben presto ad essere priva di speranza. È importante sapere: io posso sempre ancora sperare, anche se per la mia vita o per il momento storico che sto vivendo apparentemente non ho più niente da sperare» (BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica Spe Salvi, 35). Solo una “grande speranza” che ingloba e supera tutte le nostre piccole o grandi attese può custodire nell’Amore indistruttibile la vita personale e la storia dell’umanità, perché «nell’esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito» (R. GUARDINI, L’Essenza del Cristianesimo). Solo questa speranza può dare – sempre e a tutti – il coraggio di operare e di proseguire nell’impegno costruttivo. Si tratta di una speranza certa poiché Dio, fatto uomo, «toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29) e vince tutto il male. Gesù di Nazareth, morto in croce per amore e risorto, è la speranza del mondo. Sia anche il motivo del nostro impegno e della nostra ripresa.

Affidiamo il popolo italiano e questa Comunità diocesana alla materna protezione della Beata Vergine Maria, Regina di Anglona e nostra Celeste Patrona, recitando ogni giorno il Santo Rosario e una bella preghiera della tradizione cristiana: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta».
Il Signore ci benedica.
Con affetto.

Il vostro Vescovo
+ Vincenzo

Tursi, 11 marzo 2020

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