Giovani, web ed educazione alla fede


Perché una così forte presenza?
La ricerca “Churchbook” promossa dall’associazione Weca

 
 
Parafrasando il nome di uno dei più noti network sociali, si potrebbe dire che navigando in rete ci si può imbattere in “Churchbook”. Infatti, il 20% dei sacerdoti diocesani e dei religiosi e addirittura il 59,7% dei seminaristi ha un profilo su Facebook. Sono i primi dati di una ricerca voluta dall’Associazione dei Webmaster cattolici italiani, che testimonia una forte presenza dei consacrati nel web. WeCa è la prima iniziativa europea del suo genere che unisce le conoscenze e le esperienze dei webmaster cattolici. Sono circa 15.000 i siti cattolici italiani. Un’anteprima della ricerca “Churchbook. La presenza dei consacrati nel social network: presenza e usi” è stata presentata ieri sera a Roma, nell’ambito del laboratorio “Giovani, web ed educazione alla fede”, promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, dal Servizio informatico e dal Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa Cattolica.

Forte presenza. Sorprese, dunque, dalla ricerca condotta dal Cremit dell’Università Cattolica di Milano e dal Dipartimento istituzioni e società dell’Università di Perugia. I ricercatori di queste due Università hanno indagato per conto di WeCa l’uso di Facebook da parte di sacerdoti, religiosi e seminaristi. Il periodo di rilevamento è andato da marzo 2011 a febbraio 2012. La ricerca si è sviluppata in due fasi: mappatura della presenza in rete di sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e approfondimento qualitativo. Emerge un quadro di grande ricchezza e attenzione nei confronti dei social media. Il 17,9% dei diocesani e il 20,4% dei religiosi ha un profilo su Facebook. È una percentuale elevata se la si confronta con il dato più generale dei cittadini italiani. La percentuale sale addirittura al 59,7% nel caso dei seminaristi, segno evidente della maggiore frequentazione di questi ambienti da parte delle generazioni più giovani. Da alcuni dati appare una differenza numerica di presenza da parte delle religiose (9,3%) rispetto ai religiosi (20,4%). Un “digital divide” di genere? O semplicemente legato a una diversa tipologia di servizio svolto? Un dato che dovrà essere necessariamente approfondito.

A tutte le età. Esaminando, poi, i post su Facebook per fasce d’età, vediamo che negli ultrasettantenni si registra una percentuale del 4,8% di frequenza quotidiana o quasi quotidiana, del 52,9% settimanale o mensile, il 42,3% invece non è disponibile; per la fascia di età tra i 53 e i 71 anni abbiamo una frequenza quotidiana o quasi quotidiana dell’8,2%, settimanale o mensile del 58,1% e non disponibile del 33,8%; per l’età compresa tra 43 e 52 anni la frequenza quotidiana o quasi quotidiana è del 15,8%, settimanale o mensile del 62,1% e non disponibile del 22%; per la fascia d’età tra i 33 e i 42 anni la frequenza quotidiana o quasi quotidiana è del 19,4%, settimanale o mensile del 64,1% e non disponibile del 16,5%. Infine, per l’età compresa tra i 18 e i 32 anni, la frequenza quotidiana o quasi quotidiana è del 19,5%, settimanale o mensile del 74,2% e non disponibile del 6,3%. Sempre analizzando i dati per fasce d’età per quanto riguarda gli “amici” su Facebook, gli ultrasettantenni che hanno fino a 200 amici sono il 61,4%, da 201 a 530 sono il 12,25%, da 531 a 5000 il 6,9%; nella fascia di età tra 53 e 71 anni hanno fino a 200 amici il 51,4%, da 201 a 530 il 21,8% e da 531 a 5000 il 12,1%; nella fascia di età tra 43 e 52 anni hanno fino a 200 amici il 26,3%, da 201 a 530 il 27,2% e da 531 a 5000 il 30,1%; nella fascia di età tra 33 e 42 anni hanno fino a 200 amici il 12,3%, da 201 a 530 il 26,4% e da 531 a 5000 il 41,3%; nella fascia di età tra 18 e 31 anni hanno fino a 200 amici il 6,9%, da 201 a 530 il 37,4% e da 531 a 5000 il 45,6%.

Più a Sud che a Nord. Emergono anche differenze tra Nord e Sud del Paese: è il Sud in questo caso che appare come l’universo maggiormente digitalizzato rispetto ad un Nord che invece sembra essere meno incline all’uso dei media sociali e partecipativi. In particolare, se analizziamo le Chiese locali che hanno più sacerdoti diocesani su Facebook, abbiamo al primo posto Napoli (26,1%), seguita da Siracusa (25,9%), Perugia (22,1%), Brindisi (20,6%), Roma (19,7%), Macerata (16,9%), Milano (15,3%), Padova (14,9%), Tempio Ampurias (13,5%), Tortona (12,9%). Per quanto riguarda i seminaristi, abbiamo nell’ordine Siracusa (83,3%), Molfetta (70,7%), Padova (70%), Anagni (58%), Firenze (56%,6), Brescia (53,3%), Torino (46,7%), Catanzaro (45,3%) e Assisi (35,7%). Sono questi alcuni dati di una ricerca che mette in luce un mondo estremamente attivo e dinamico. Dati che suggeriscono alcune domande: perché i seminaristi fanno ricorso massiccio a Facebook? E i sacerdoti usano Facebook per la pastorale? In che modo? Quali peculiarità di utilizzo da parte dei religiosi? Nelle fasi successive della ricerca si cercherà di fornire risposte a questi interrogativi attraverso l’analisi e l’interpretazione di questi dati e un approfondimento qualitativo che si baserà sulla social network analysis e sullo studio semiotico e comunicativo dei singoli profili.