“Ciò che è richiesto al sacerdote è di essere un capolavoro del vivere umano”. Parola di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, durante l’incontro regionale di martedì 8 ottobre 2013 davanti ai Vescovi e al clero lucano, presso l’Auditorium del Centro di formazione permanente “Giovanni Paolo II” a Potenza.
“La mia generazione – ha commentato Bianchi – è cresciuta con il monito «fatevi santi», che se da un lato manifesta la bellezza dell’intenzione, dall’altro mostra la debolezza di un certo volontarismo che trascura l’intervento di Dio. La santità, infatti, non è questione morale, non è determinata dall’agire dell’uomo ma è opera di Dio. È un modo di essere, attuato da Dio, a cui l’uomo può rispondere”. “Oggi, un sacerdote tende a ricercare la via della santità in movimenti, in spiritualità che lo coinvolgano. Ma è nel vivere in pienezza il proprio ministero che un sacerdote trova la possibilità di rispondere alla chiamata di Dio alla santità. È nell’esercizio del ministero che dovete crescere nella fede. Se noi aderiamo a Lui con fede, in quella che è la nostra personale vocazione, Lui ci farà partecipi della sua energia, ci farà crescere e ci farà santi”.
E, tra le varie esigenze da non trascurare per aprirsi alla chiamata di Dio per la santità, Enzo Bianchi non ha tralasciato il celibato: è la condizione che dica i sacerdoti mancanti, overi dinanzi agli occhi di Dio. Ma questo ci potrà dare la grande opportunità di decentrarci, mostrarci mancanti perché continuamente alla ricerca di Dio e poter dire agli uomini: “non guardare me, guarda il Signore”.
Gino Ciminelli