L’ingresso di Monsignor Vicenzo Orofino a Tursi-Lagonegro

L’emozione del ritorno a casa dura il tempo di raggiungere, dalla periferia, la centrale piazza Maria Santissima di Anglona, a Tursi (Matera), dove la gente, in un pomeriggio caldissimo, può accogliere il nuovo vescovo, Vincenzo Orofino. Da questo momento quell’emozione lascia il campo alla familiarità dei gesti di chi sa di essere «tra i suoi». Il presule è infatti nato in questa diocesi (a San Severino Lucano); e in molti centri di questo territorio ha ricoperto numerosi incarichi fino al 2004, quando, nominato vescovo, è stato chiamato a guidare la vicina diocesi di Tricarico. Da un anno i fedeli attendevano il nuovo pastore, a seguito del trasferimento di monsignor Francesco Nolè alla sede arcivescovile di Cosenza-Bisignano. È una festa singolare quella di Tursi, anche perché il compito di salutare e accogliere Orofino spetta all’amministratore diocesano, monsignor Francesco Sirufo, poche settimane fa nominato da papa Francesco arcivescovo di Acerenza (sarà ordinato il 20 agosto). L’abbraccio tra i due testimonia tutta la vitalità dell’antica Chiesa di Tursi-Lagonegro, la ‘diocesi dei due mari’ che va dal Tirreno allo Jonio, e che ha già in agenda altre due ordinazioni: una sacerdotale e una diaconale. È a questo tessuto sociale, cementato dai valori religiosi, che si riferisce il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, quando auspica con la Chiesa un comune percorso che sappia «lenire le fragilità di un territorio alle prese con istanze complesse» anche dal punto di vista «culturale», ma che ha al suo interno «enormi potenzialità» immediatamente spendibili «se saprà mettere da parte le divisioni». Orofino raccoglie l’invito del governatore: «Quello di oggi non è un evento di élite ma di popolo – dice –. È al popolo che guardiamo continuamente. Non vogliamo essere irrilevanti nell’agire sociale né invadenti, semplicemente presenti», aggiunge. Perché così è una «Chiesa col grembiule» che non scorda tuttavia di essere sempre «madre e maestra». Si commuove, il pastore, salutando i fedeli di Tricarico. Poi, in Cattedrale, per un momento di preghiera, il rito del bacio del Crocifisso, l’aspersione dei presenti. La Messa si svolge in una piazza gremita. A concelebrare, tra gli altri, anche Nolè, e gli arcivescovi Filippo Santoro (Taranto), Antonio Cantisani (emerito di Catanzaro-Squillace) e Rocco Talucci (emerito di Brindisi- Ostuni). «Dio all’inizio della nostra esperienza – osserva Orofino nell’omelia – ci precede col suo amore per farci liberi di raggiungere fino in fondo il compimento della nostra relazione con lui. È questa una condizione esistenziale del nostro essere discepoli». Il vescovo traccia un programma pastorale che poggia sull’impegno «per i giovani, sulla testimonianza della carità e la valorizzazione del laicato», da cui «il mondo attende un’espressione concreta di essere Chiesa attraverso il servizio e l’ascolto di Dio e dei fratelli». Orofino richiama don Luigi Giussani e le linee pastorali della Cei sul fronte della sfida educativa e indica «la preghiera come il momento più alto dell’impegno missionario di ciascun battezzato da cui ripartire».
 
Vito Salinaro
su «Avvenire» del 26 giugno 2016, pagina 24