Gli auguri del vescovo Mons. Vincenzo Orofino

«Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore»
 
“O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia, desidera te la mia carne, in terra arida, assetata, senz’acqua” (Salmo 63, 2).
Il bisogno più intimo del cuore dell’uomo, di ogni uomo, del nostro cuore, è quello di conoscere, vedere, incontrare e amare Colui che è origine e compimento della propria esistenza, Dio. Sempre il nostro cuore cerca Dio, poiché la nostra stessa natura è fatta per l’Assoluto, per l’Infinito, per Colui che tutto ha fatto e non è stato fatto da nessuno. La ricerca di Dio non scompare mai dal nostro cuore, neanche quando lo abbiamo già trovato, poiché fin quando non lo vedremo “faccia a faccia” il nostro cuore è inquieto e la nostra sete di Dio non è appagata. Cerchiamolo sempre, il Signore! Troveremo noi stessi. Anche la nostra “carne” desidera Dio, anche quando la nostra vita è “terra arida e senz’acqua”. Sempre il nostro cuore cerca Dio. A Natale questo desiderio è pienamente appagato: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11). Il “Bambino avvolto in fasce” è la risposta alla nostra domanda di felicità piena e duratura. Dio, Onnipotente ed Eterno, invisibile e ineffabile, si è fatto “bambino” per stare per sempre con noi. Quale grande dono! Quale immensa promessa di speranza nel Natale del Signore! Dio è con noi e per noi. Per sempre. Colui che il nostro cuore desidera più di ogni altra persona è con noi e ha posto la sua dimora tra noi: “qui”, “oggi”, nelle nostre case. «Dal momento in cui il Verbo si è fatto carne – ha detto Benedetto XVI nel suo “Messaggio al XXXIII Meeting per l’Amicizia tra i Popoli” (Rimini 19 – 25 agosto 2012) – è cancellata l’incolmabile distanza tra finito e infinito: il Dio eterno e infinito ha lasciato il suo Cielo ed è entrato nel tempo, si è immerso nella finitezza umana. Nulla allora è banale o insignificante nel cammino della vita e del mondo. L’uomo è fatto per un Dio infinito che è diventato carne, che ha assunto la nostra umanità per attirarla alle altezze del suo essere divino». Ecco il motivo della gioia del Natale: le domande più radicali e profonde del cuore dell’uomo hanno trovato la risposta esauriente e definitiva nel “Bambino” della “grotta” di Betlemme. Una gioia da conquistare e rinnovare continuamente, ogni giorno, in ogni circostanza, poiché il cammino della fede non è mai concluso. Nella vita di ognuno di noi c’è sempre bisogno di ripartire, di rialzarsi, di ritrovare il senso della mèta della propria esistenza. Dobbiamo essere sempre in cammino, poiché possiamo trovare Dio solo andandogli incontro come a colui che viene, come a colui che attende e vuole che ci mettiamo in cammino. «La fede ci apre il cammino e accompagna i nostri passi nella storia. È per questo che, se vogliamo capire che cosa è la fede, dobbiamo raccontare il suo percorso, la via degli uomini credenti. La fede “vede” nella misura in cui cammina» (FRANCESCO, Lettera enciclica Lumen fidei, n. 9). La liturgia del Natale ci educa a vivere la nostra condizione battesimale come definitiva e totalizzante. Tutta la nostra vita è sua, in tutti i suoi aspetti e per tutte le sue dimensioni, per sempre. Tutto del Signore, per sempre del Signore: questa è la formula della vita di ogni battezzato. Questa consapevolezza deve diventare autocoscienza di noi stessi, modo di percepirci e non sforzo volontaristico. Una consapevolezza viva e vigile, per niente automatica, che ci deve portare ad assaporare la dolcezza dell’essere del Signore e a stare per sempre con Lui.
Santo Natale e felice Anno Nuovo a tutti.
 
Il vostro vescovo
+ Vincenzo
 
 
 
Clicca qui per leggere tutto Dialogo 3-4/2017