Ai saluti di don Mario La Colla, parroco di Nova Siri, che, dopo aver accennato alla genesi del luogo in cui si tiene il convegno (l’oratorio), ha affermato l’auspicio che l’Azione Cattolica possa essere come Papa Francesco ricca di anni ma giovane di spirito, ha fatto seguito il ringraziamento di Carmela Luglio, presidente diocesana di AC, per i presenti e in particolare per il Vescovo, esprimendo gioia e riconoscenza per la presenza del presidente nazionale. La Luglio ha illustrato la situazione dell’Azione Cattolica diocesana e concluso dicendo che l’incontro di Nova Siri è occasione di riflessione per “cercare il regno di Dio a partire dalle cose temporali, perché i fedeli sono chiamati a scrutare i segni dei tempi per interpretarli alla luce del Vangelo”. Il suo saluto è stato rivolto anche ai sindaci presenti e agli amministratori che hanno accolto l’invito a prendere parte al convegno pubblico.
Matteo Truffelli, presidente nazionale di AC, ha iniziato ringraziando tutti gli aderenti all’AC e in particolare i partecipanti, “presenza autentica di quanto desiderano dedicarsi alla propria chiesa e al proprio territorio”. Il titolo dell’intervento: “la gioia dell’annuncio del Vangelo da Paolo VI a Papa Francesco” ha dato il via alla riflessione. L’AC si sente profondamente interpellata dal magistero di Francesco… occorre declinare i suoi insegnamenti nel vissuto associativo e verificarsi costantemente. Occorre rifiutare la logica del “si è sempre fatto così”. L’Azione Cattolica tanto ha ragione di esistere nella misura in cui permette ai suoi associati di fare un incontro autentico con Cristo. Paolo VI e Francesco partono da Fil 4: “Siate lieti sempre”. I papi richiamano all’amabilità. La prima chiamata che viene dall’esperienza della gioia è l’amabilità. Nel Signore troviamo la pace di Dio. Quando ci richiamiamo alla gioia del Vangelo non chiudiamo gli occhi di fronte alla consapevolezza del dolore e della fatica, non si tratta di ottimismo a tutti i costi né di seguire una fede semplicistica. Tutta la “gaudete in Domini” è un pendolo fra la gioia profonda e l’esperienza della sofferenza, dinamica che ha per icona Maria, donna del Magnificat e donna sotto la croce. Esiste uno iato fra le difficoltà e la sete di infinito. Paolo VI scrive nel ‘75 ma vede molto avanti: afferma che la tecnologia mostra sprazzi di gioia ma è lontana dalla gioia vera… siamo lontani dal sentire “il canto della gioia”. Papa Francesco sta dando al mondo il segno di un Dio compassionevole, è un prete coraggioso, un papa straordinario. Quando Francesco dice che la Chiesa è un “ospedale da campo” sta dicendo che la compassione verso gli altri è l’annuncio più eloquente del Vangelo. Questo invito deve raccoglierlo anche l’AC e deve farsi carico di queste istanze. Il papa cita spesso la frase di Santa Teresa per cui un santo triste è un triste santo.
Le nostre associazioni parrocchiali sono un’esperienza di gioia? O finiscono per essere esperienze tristi? I nostri giovani fanno esperienza di vita bella o sono schiacciati dal peso delle cose da fare? Il rischio di essere pozzi senza acqua è alle porte ogni giorno.
Francesco spesso parla di accidia pastorale: come Azione Cattolica anche noi dobbiamo lasciarci interpellare da questa provocazione. Oggi è frequente trovare sacerdoti o laici che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale, di preservare gelosamente i propri spazi a discapito della testimonianza gioiosa e gratuita del Vangelo.
Il problema spesso riguarda le attività vissute male e l’uso del tempo.
Spesso viviamo la dimensione associativa e l’evangelizzazione come qualcosa da incastrare con la nostra vita, ma se così fosse non vivremmo tutto ciò come parte integrante di noi. In conclusione Matteo Truffelli consegna agli uditori alcuni “non lasciamoci rubare”:
– la gioia di evangelizzare;
– l’entusiasmo missionario;
– l’associazione: cioè non dobbiamo avere timore ad essere propositivi, offrire alle persone la possibilità di partecipare.
– la speranza: guardiamoci sempre dai profeti di sventura, in chiave pessimista come se fosse il tempo in cui viviamo un tempo non propizio. No al senso di sconfitta. Nessuno può intraprendere la lotta senza la speranza di aver già vinto.
– la comunità: occorre essere vicini alle persone. L’Azione Cattolica non può mai camminare da sola, deve sempre essere costruttrice di comunità a partire dagli associati che la compongono. Occorre costruire legami belli di vita, farsi carico gli uni degli altri, farsi carico della vita degli assistenti, dei propri pastori. Occorre costruire legami autentici ma non per stare bene nei gruppi soltanto: il fine non può non essere quello di far fare esperienza di Chiesa a quanti si incontrano.
In conclusione, ha affermato Truffelli, le sfide bussano con determinazione, pretendendo di essere superate: “Non lasciamoci rubare la forza missionaria.