“Vi porto nel cuore”

Si conclude con la Festa di San Francesco d’Assisi il servizio ministeriale di Monsignor Francesco Nolè, come Vescovo (dal 7 gennaio 2001) prima, come Amministratore Apostolico (4 luglio – 4 ottobre 2015) poi. Il 4 luglio scorso ha fatto ingresso nell’Arcidiocesi Metropolita di Cosenza-Bisignano e già opera nella Chiesa bruzia da tre mesi esatti. L’ultima celebrazione solenne presieduta a Tursi-Lagonegro, in occasione dell’ordinazione diacolale di Nicola Caino, è coincisa di fatto col saluto alla Chiesa locale lucana, permettendo al presule di pregare per il suo Successore e di presentare la lettera, destinata ai fedeli, che è stata consegnata alle parrocchie in questi giorni. 
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Carmela Romano, segretaria del Consiglio Pastorale Diocesano, le ha porto il saluto a nome degli Organismi di partecipazione alla vita ecclesiale diocesani e del Laicato cattolico.
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La Misercordia di Dio e la paterna umanità del Vescovo
I Quindici anni di Nolè racchiusi tra due eventi Giubilari
Nella lettera che Mons. Francesco Nolè ha indirizzato alla chiesa diocesana di Tursi-Lagonegro c’è la saggezza e la fermezza del Pastore, e al contempo la sofferenza dell’uomo che è chiamato a sconvolgere i propri piani per aderire al progetto di Dio che chiama verso vie nuove e, a volte, insperate.
Il frate francescano, che per 15 anni ha guidato la nostra Diocesi, è chiamato ora a un nuovo compito e prima di proiettarsi completamente e con tutte le sue forze nella nuova missione pastorale che svolgerà nell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, ha rivolto lo sguardo al popolo che lo ha accolto nella sua prima lunga esperienza pastorale iniziata il 7 gennaio 2001.
La Provvidenza ha voluto che il suo ministero a Tursi-Lagonegro iniziasse proprio il giorno seguente la chiusura della Porta Santa per il Grande Giubileo del 2000, avvenuta il 6 gennaio 2001, e oggi che ci accingiamo a salutarlo mentre lascia la nostra Diocesi, siamo in attesa che quella stessa Porta si riapra per accogliere il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco.
Il ministero di Mons. Nolè nella nostra Diocesi è incorniciato, dunque, fra due i primi due grandi Giubilei del Terzo Millennio, che proiettano la Chiesa verso le nuove sfide che l’umanità le pone nel segno della misericordia e dell’opzione missionaria del duc in altum.
La lettera di saluto di Mons. Nolè, che col sopraggiungere della festa di San Francesco ha definitivamente sciolto ogni legame pastorale con la diocesi di Tursi-Lagonegro, scadendo la sua nomina di Amministratore apostolico, muove tra questi due capisaldi della fede cristiana: il sì di Abramo e l’esercizio della misericordia in quella che egli definisce “la purificazione del cuore e della memoria”.
“Vi è un gesto decisivo, che ci precede, ed è profondamente educativo, perché sostenuto dalla misericordia: la purificazione del cuore e della memoria, che ci rende capaci di avere nuovamente un cuore puro, sincero e riconciliato, per trasformare i ricordi negativi in rendimento di grazie ed orientarli al positivo. Questo gesto ci qualifica come cristiani e come ministri della misericordia”.
Questo passo della lettera del Vescovo ci consegna uno spirito giubilare fatto di ricordi e di speranze, di passato e di futuro, di memoria e di profezia, capace di conservare la ricchezza dell’incontro con le persone e allo stesso tempo purificarne la memoria serbando di esse solo il bene che hanno saputo donarci, e bruciando il male inevitabile nel fuoco ardente della carità che si fa misericordia.
Per questo Mons. Nolè ci invita a “saper gestire e orientare tutto il vissuto al bene”, poiché questa capacità “fortifica il cuore e corrobora la volontà a compiere quanto siamo chiamati a svolgere”.
È proprio questa misura del bene che ci conduce alla felicità, altro tema caro a Mons. Nolè, tanto che ne ha fatto il suo motto episcopale. “In simplicitate et letitia” recita infatti quel motto, che contiene le due parole che hanno segnato il suo ministero episcopale tra noi, e che richiamano a San Francesco e al suo concetto di felicità che trova la sua espressione più piena nella “pefetta letitia”, che sa “trasformare il male in bene”.
Non poteva essere diversamente. È chiaro che in perfetta sintonia con San Francesco, Mons. Nolè ci invita nel suo saluto finale a farci guidare dalla capacità di conversione e perdono, che si concretizzano nelle dimensioni dell’accoglienza e della donazione.
“Se ci guideranno questi sentimenti sapremo rinnovare la nostra vita alla luce del Vangelo e creare relazioni nuove, perché ‘ciò che prima mi sembrava amaro si trasformò in dolcezza’ (Fonti Francescane 110).” Solo alla luce di queste parole, che il Vescovo scrive richiamando quelle di San Francesco, potremo comprendere il saluto che egli ci lascia come estrema sintesi del suo testamento pastorale: “Vi amo, perciò vi porto nel cuore!”.
Un cuore che la carità ha purificato da quelle esperienze se si sono “cristallizzate nel male” e che ora è orientato al bene.
Solo ora si può, dunque, guardare al futuro con la serenità che ebbero i frati che assistevano San Francesco morente, ai quali il poverello d’Assisi disteso nudo sulla nuda terra disse con disarmante semplicità: “Io ho fatto la mia parte, la vostra ve la insegni Cristo”. È con queste parole, prese in prestito dal Serafico Padre, che Mons. Nolè ha voluto salutare quanti con lui hanno condiviso il cammino e il ministero episcopale di questi 15 anni.
 
Francesco Addolorato
Direttore responsabile di Dialogo