Non è tempo di stare a guardare
Dopo il convegno di apertura del 20 ottobre scorso, inizia il percorso laboratoriale, una serie di cinque appuntamenti per approfondire da protagonisti tematiche risultate di particolare urgenza e rilevanza. Si inizia puntando i fari sul rapporto fra impegno sociale e impegno politico, alla ricerca di motivazioni/occasioni per riaffezionarsi alla politica.
Lo rende necessario una domanda posta in apertura del Convegno e ritornata come un leitmotiv nelle relazioni, testimonianze e interventi: come è stato possibile arrivare al punto di degrado in cui ci troviamo? Tradotta in altre parole: dove eravamo noi cattolici, noi laici “impegnati” mentre si preparava quello che il sentire comune riassume nell’espressione “Che disastro questa Italia” e più da vicino, “Che disastro questa Basilicata”? Si tratti di famiglia, lavoro o sacrestia, prendiamo onestamente atto che il “disastro” è dipeso anche da noi, dalla nostra assenza e, come ci è stato detto al Convegno, gli assenti hanno sempre torto.
Adesso non è più tempo di stare a guardare.
Se davvero crediamo che la scelta politica debba essere servizio all’uomo, missione, vocazione, vissuta nello stile di sobrietà e onestà, allora dobbiamo aiutarci reciprocamente a maturare scelte consapevoli e ad esercitare la dovuta vigilanza. Tutti possiamo contribuire a far crescere una classe politica che si occupi (non semplicemente si preoccupi) dei veri e reali problemi del territorio e della gente. Quindi tutti possiamo e dobbiamo accettare la fatica di riflettere, di confrontarci, di esercitare senso critico alla luce dei principi fondamentali dell’insegnamento sociale della Chiesa e della nostra Carta Costituzionale, non solo per leggere e giudicare i programmi e le proposte di chi vuole governarci, ma anche per formulare proposte alternative.
Non si può fare a titolo individuale, ciascuno per proprio conto. I laboratori vogliono offrire l’occasione e il contesto per farlo insieme, iniziando con l’analizzare situazioni-problema per ipotizzare soluzioni credibili e fattibili. Analizzare noi, ipotizzare noi, “fare” noi. Certo, con l’aiuto di una guida esperta e di materiali messi a disposizione.
Troppo complesso? Più lungo a dirsi che a farsi, soprattutto per i giovani che frequenteranno il percorso, portati quasi per natura a concretizzare al più presto le idee.
Troppo ambizioso? Ambizioso, certo, ma se non miri in alto non spiccherai mai il volo.
Siamo consapevoli che è fine non semplicissimo da conseguire e, soprattutto, non atteso a breve termine. Anche per questo a chi si iscrive al percorso laboratoriale si chiede fedeltà nell’impegno ad esserci, volontà di mettere ciascuno il proprio talento a disposizione di tutti gli altri, disponibilità all’ascolto e ad un confronto onesto, serrato, ma sempre rispettoso dell’altro come persona.
Ci aiuterà nei primi passi padre Francesco Occhetta, gesuita, editorialista e notista politico della rivista La Civiltà Cattolica.
Anna Maria Bianchi, Presidente CDAL