Giornata Mondiale della Pace 2013

Si celebra anche quest’anno la Giornata mondiale della Pace, occasione in cui, nel giorno in cui la Chiesa benedice il Signore della Pace contemplando Maria SS. Madre di Dio, possa continuare la riflessione e la preghiera per il dono di Dio più grande che il Natale ci dona. 
«Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita». Nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, Benedetto XVI pronuncia parole forti a proposito della «liberalizzazione dell’aborto» e contro la volontà di «codificare arbitrii» diretti a stabilire «un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia».
«Operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità», scrive il Papa, secondo cui «via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale». Per il Pontefice, «la vita in pienezza è il vertice della pace»: e quindi, «chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita».
«Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria», argomenta ancora Benedetto XVI. «La fuga dalle responsabilità, che svilisce la persona umana, e tanto più l’uccisione di un essere inerme e innocente, non potranno mai produrre felicità o pace», prosegue. «Come si può, infatti, pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri? – chiede il Papa – Ogni lesione alla vita, specie nella sua origine, provoca inevitabilmente danni irreparabili allo sviluppo, alla pace, all’ambiente».
E secondo Benedetto XVI, «nemmeno è giusto codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita.
Il Pontefice nel suo Messaggio, si sofferma poi sul rapporto uomo-donna. I «tentativi», scrive, di rendere il matrimonio «fra un uomo e una donna» «giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione» sono «un’offesa contro la verità della persona umana» e «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace».
«La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale», afferma Benedetto XVI.
«Questi principi – spiega il Pontefice – non sono verità di fede, nè sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono scritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l’umanità».
Secondo Benedetto XVI, «l’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa». «Tale azione – aggiunge – è tanto più necessaria quanto più questi principi vengono negati o mal compresi, perchè ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace».
«Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro», sottolinea il Papa, secondo cui «ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perchè lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati». Per il Pontefice, «il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari».
A tale proposito, citando anche la sua enciclica «Caritas in veritate», Benedetto XVI ribadisce che «la dignità dell’uomo, nonchè le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui “a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tutti”».
«In vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo – aggiunge – è precondizione una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società». «A un tale bene – osserva ancora il Papa – corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti».
«Sono necessarie – dice il Papa – persone, gruppi, istituzioni che promuovano la vita favorendo la creatività umana per trarre, perfino dalla crisi, un’occasione di discernimento e di un nuovo modello economico». Il Pontefice indica quale punto di riferimento il «principio di gratuità», come «espressione di fraternità e della logica del dono».
 
 
1° gennaio 2013