Dopo il primo appuntamento del 5 aprile scorso con Giuliana Martirani, di cui è possibile scaricare i materiali:
eccoci al secondo appuntamento, programmato per giovedì 5 giugno 2014, presso l’Ostello della Gioventù a Chiaromonte (PZ).
A partire dalle 16.30 è programmata la preghiera e l’introduzione ai lavori di mons. Salvatore De Pizzo, vicario per il laicato e della prof.ssa Anna Maria Bianchi, presidente CDAL.
A tenere la relazione sarà il prof. Giuseppe Savagnone, docente presso la LUMSA di Palermo e la Scuola di formazione politica “Pedro Arrupe”.
Titolo: “Vocazione battesimale: fonfamento dell’impegno socio-politico”.
Seguirà il dialogo con il Relatore e le Conclusioni di S. E. Rev.ma Mons. Francesco Nolè, Vescovo.
Lo vide e n’ebbe compassione (Lc 10, 33)
La presentazione della prof.ssa Anna Maria Bianchi
Cosa può significare oggi, nel nostro contesto di diocesi periferica di una regione periferica del sud, farsi prossimo, avere viscere di misericordia?
“L’ideale culturale del mondo occidentale è l’individuo autonomo, autosufficiente, che si è fatto da sé, che se ne sta per conto suo e senza obblighi verso niente e nessuno” (A. Nolan, Cristiani si diventa). Non sono tanto diverse le conclusioni del Rapporto Censis 2012 sui valori degli italiani, che parlano di una profonda crisi antropologica dovuta all’eccesso di individualismo, di una sorta di intrappolamento nel presente, “che ha radici profonde nella crisi della relazione con l’altro (e l’Altro)”. Proprio, però, da questi segni di sofferenza, che nascondono una profonda nostalgia di cambiamento, può venire l’impulso a riemergere, a cogliere l’opportunità che questo tempo di crisi offre per un’inversione di rotta.
Cosa vuole dire qui, oggi, lavorare a un programma per il bene comune, per una gestione equa delle risorse idriche e petrolifere, per uno sviluppo che rispetti l’uomo e la natura e realizzi il comando di essere custodi del creato? Cosa vuol dire nel concreto lavorare a un progetto per il riscatto degli ultimi, guardare il mondo con i loro occhi, far sì che possano dotarsi degli strumenti per uscire da una condizione di sudditanza? E la rete di prossimità di cui avevamo cominciato ad intrecciare i primi fili nel seminario del 12 ottobre 2013 può essere ripresa e ultimata con le mani di tutti? Lo esploreremo nel primo seminario.
Certo, la situazione pesante, difficile, è quotidianamente sotto gli occhi. Troppo spesso, semplificando, ne facciamo una questione di “rappresentanti”: politici lontani dalla realtà del quotidiano, amministratori incapaci… Il problema vero, invece, siamo noi, i “rappresentati”: prima del voto, cosa chiediamo a chi si candida? Dopo il voto, richiamiamo gli eletti al rispetto degli impegni sottoscritti o ce ne laviamo le mani perché riteniamo finito il nostro dovere di cittadini delegando loro? Li sosteniamo con proposte, critiche, idee? Perché solo le idee consentono di confrontarsi sui fini e non solamente sui mezzi, di non fermarsi alle polemiche, ma di affrontare la visione di fondo della nostra convivenza civile e del nostro sistema economico. Lo metterà a fuoco il secondo seminario.
Ora, è proprio sui fini, sulla visione di fondo, che come cattolici disponiamo di un patrimonio di convinzioni da far valere per proporre strade nuove. Non formando un altro partito politico, ma aprendo un dibattito che coinvolga largamente l’opinione pubblica. Nella dottrina sociale della Chiesa troviamo di che contribuire, in modo decisivo, a un rinnovamento di orizzonti? Sarà l’oggetto del terzo seminario.
Un ciclo di incontriAd by saveron, dunque, che intende sensibilizzare donne e uomini di buona volontà a lavorare per una Basilicata, per un sud in piedi e con lo sguardo rivolto in avanti, capace di pensarsi non destinatario passivo di interventi altrui, ma soggetto attivo in grado di generare futuro.
Fare questo è esercitare cittadinanza attiva, impegnarsi da cittadini e da discepoli di Cristo nel socio-politico, nella costruzione di una polis che inizi qui e ora l’edificazione del regno che si completerà solo escatologicamente. Non possiamo sottrarci.