Consegnata alla Comunità l’Agenda pastorale diocesana 2025/2026

presso il Santuario di Anglona in Tursi, in occasione del Pellegrinaggio Giubilare degli Operatori pastorali, sabato 13 settembre 2025

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nostra diocesi di Tursi-Lagonegro compie quest’anno cinquant’anni di vita. Vogliamo, perciò, rivolgere il nostro sguardo al cammino fatto e ringraziare il Signore per i doni abbondanti elargiti a questa Chiesa locale, confermando alcuni passi compiuti con profitto, guardando avanti e scorgendo nei segni e nelle sfide di questo tempo nuovi e più esigenti percorsi di vita ecclesiale.

Lo faremo guidati dal «Documento finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2 – 27 ottobre 2024) Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”, 26.10.2024» (riconosciuto da Papa Francesco come “parte del magistero ordinario del Successore di Pietro”).

Comunione/Identità – partecipazione/corresponsabilità – Missione/profezia sociale.

Saranno questi gli ambiti tematici che guideranno il nostro discernimento comunitario, la verifica ecclesiale e la proposta pastorale. Saremo noi stessi (tanti di noi! Tutti noi!) a raccontare, a testimoniare e a proporre, in un impegno responsabile e responsabilizzante di reale e incidente autoformazione.

 

  1. Comunione – identità

Il Cammino sinodale continua: in Italia, questo è il tempo di una riflessione più approfondita da parte degli organismi CEI per meglio definire le proposizioni da sottoporre all’approvazione dei Vescovi durante la prossima Assemblea generale (Assisi, 17 – 20 novembre 2025).

In attesa del pronunciamento dei Vescovi e in vista del tempo dell’attuazione, guidati dal suddetto “documento finale”, vogliamo “accompagnare in modo ordinario la vita sinodale” di questa Chiesa locale, portando a compimento i “percorsi” iniziati negli anni scorsi (soprattutto circa lo stile ecclesiale e il metodo pastorale) e consolidando nella prassi pastorale alcune scelte operative (Unità pastorali, pastorale integrata, formazione unitaria, corresponsabilità pastorale e amministrativa, formazione dei formatori, etc.), secondo le indicazioni operative condivise nella riunione congiunta del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano (25 agosto 2025).

Non ci è dato di tornare indietro. Non è più possibile! Siamo chiamati a guardare avanti e a consolidare tra noi un chiaro e concreto stile ecclesiale sinodale, camminando insieme come popolo di Dio, “ben compaginato e connesso”. È quello che il Signore chiede alla Chiesa del terzo millennio, così come ci ha insegnato Papa Francesco. È quello che con forza Papa Leone XIV ha indicato ai vescovi italiani nell’udienza del 17 giugno quando ha esortato a che “La sinodalità diventi mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire”, chiedendo di “guardare al domani con serenità” e di “non aver timore di fare scelte coraggiose”. Domandiamoci: siamo pronti a fare “scelte coraggiose”? Tutti: sacerdoti, diaconi, religiose/si, fedeli laici?

In ossequio allo stile pastorale “sinodale”, deve continuare a crescere il numero dei paesi e delle microzone dove implementare concrete unità pastorali, onde preservare le parrocchie dal rischio della chiusura ghettizzante e favorire una rete virtuosa di relazioni ecclesiali e di esperienze di fede, come reale “scambio di doni”.

Nel prossimo futuro, soprattutto su questo ognuno di noi sarà chiamato a essere “trasparente”, a “rendere conto” alla comunità e a “valutare” l’efficacia dell’azione pastorale.

Un ruolo determinante devono svolgerlo le zone pastorali, in particolare i Coordinatori zonali e i consigli pastorali zonali, composti da alcuni delegati stabili dei singoli consigli pastorali delle parrocchie o delle “unità pastorali” (non meno di tre e non più di sette).

 

1.1. La formazione permanente unitaria

Da questa consapevolezza è scaturita la scelta di formarci stabilmente insieme: fedeli laici, consacrati/e e clero. Nel contempo ci è chiesto di vivere con particolare fedeltà e intensità i gesti spirituali riservati a ciascuno secondo il proprio stato di vita: esercizi spirituali comunitari, ritiri spirituali secondo le affinità carismatiche, le circostanze liturgiche ed esistenziali (Avvento, Quaresima, celebrazione dei sacramenti, feste patronali, etc.).

Anche quest’anno saranno tre gli incontri unitari e si svolgeranno in forma autogestita, nel senso che non inviteremo relatori esterni ma saremo noi stessi a raccontare la vita della Comunità (la sua identità, la sua struttura organizzativa e il servizio che offre al popolo attraverso i suoi uffici), guidati dal tema della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Ogni incontro, dopo la preghiera iniziale e una lettura del Magistero della Chiesa (10 minuti), comprenderà una riflessione dottrinale/ecclesiologica a due voci (40 minuti), alcune testimonianze riguardanti ambiti pastorali e stati di vita (55 minuti), le conclusioni del Vescovo, gli avvisi e la preghiera finale (15 minuti).

Nessuna preoccupazione organizzativa o strutturale. Desideriamo entrare nel cuore stesso dell’esperienza ecclesiale così come lo Spirito l’ha suscitata e continua a corroborarla con la sua azione in questo territorio, tra noi. Ci sarà di guida l’insegnamento conciliare:

«Come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del Corpo (cfr. Ef 4,16)» (CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa, 8). Come l’umanità di Gesù di Nazareth, quindi, è il “sacramento” della sua divinità, così l’organismo visibile della Chiesa è il sacramento dello Spirito Santo. La Chiesa è sacramento proprio nella sua struttura sociale e storica. Questa Chiesa concreta che è in Tursi-Lagonegro, con i nostri volti e i nostri limiti, è sacramento di Gesù Cristo e dello Spirito Santo. È questo il contesto teologico nel quale avverrà il racconto della nostra storia ecclesiale e la riflessione sulla problematica riguardante la partecipazione delle comunità parrocchiali alle iniziative diocesane.

Una parrocchia avulsa dal contesto diocesano tradisce la sua identità e può diventare qualsiasi altra aggregazione, fuorché la “Chiesa tra le case degli uomini e delle donne”.

Una siffatta parrocchia inganna la fede dei semplici e tradisce il mandato del Signore e della Chiesa. E non è giustificata dal pretesto dell’eventuale difficoltà dei rapporti del parroco con il Vescovo e con gli uffici di Curia. Non è una questione di rapporti, è in gioco la verità oggettiva del nostro essere cristiani e sacerdoti. È in gioco la nostra maturità umana, cristiana e sacerdotale.

Siamo tutti esortati a vivere con maggiore slancio e verità personale la dimensione diocesana della vita ecclesiale, nell’appartenenza fedele a questa Chiesa locale e nell’esperienza docile della condivisione di scelte pastorali. Il livello diocesano ci immette dentro il respiro universale del Corpo di Cristo, senza staccarci dal ritmo quotidiano della vita delle persone che vivono nelle parrocchie.

La vita della Chiesa locale ci permette di vivere in comunione, senza scadere nella piatta uniformità.

 

1.2. La formazione zonale

Ugualmente tre saranno gli incontri ordinari dei consigli pastorali zonali, secondo il calendario indicato in questa agenda e debitamente preparati dall’equipe zonale liberamente costituita dal proprio Coordinatore (ovviamente, ogni zona potrà tenere altri incontri straordinari, corrispondenti a problematiche proprie). Anche gli incontri zonali, al pari di quelli diocesani, è bene che si svolgano nel pomeriggio della domenica, per ribadire con maggiore convinzione e più incidente prassi pastorale la centralità della “Domenica” nella vita della Comunità cristiana, sia a livello liturgico che formativo. Nel “Giorno del Signore“ la Comunità cristiana si riunisce per pregare, per formarsi, per testimoniare, per servire i fratelli, etc. La domenica è il giorno del Signore e anche della Comunità.

L’ambito zonale deve caratterizzarsi per la condivisione delle esperienze tra le parrocchie, onde permettere un fruttuoso scambio di doni, l’edificazione reciproca e l’aiuto umile alle parrocchie in difficoltà, sia a livello spiccatamente pastorale che amministrativo.

I competenti uffici diocesani, dando concreto seguito all’aspetto amministrativo della Visita pastorale (cfr. Questionario, volume secondo), nell’ottica di un genuino “servizio fraterno”, nelle singole zone pastorali offrono la propria disponibilità/competenza per aiutare le parrocchie a condividere le buone prassi amministrative.

 

1.3. La formazione permanente nelle parrocchie

La formazione permanente di tutti i fedeli battezzati avviene nel contesto vitale delle parrocchie/unità pastorali, cioè, lì dove le persone vivono. La formazione avviene nel quotidiano, nelle circostanze della vita, con percorsi organici e sistematici, riguardanti tutti gli aspetti dell’esistenza. Tutto nella parrocchia deve tendere alla formazione integrale, alla maturità di fede. Non servono eventi isolati. Occorre un costante cammino formativo. In tal senso rimando alla mia lettera pastorale del 2017, “Al fine di edificare il Corpo di Cristo”, con il chiaro convincimento che – come i bravi genitori fanno con i propri figli – il Vescovo ha il compito di “ripetere” ai “fedeli” che gli sono stati affidati ciò che è essenziale per la loro vita di fede, nell’appartenenza fedele al Corpo di Cristo. È un dovere per me ribadirvi ciò che è indispensabile per vivere bene da cristiani, nella Chiesa. Devo continuare a farlo per permettere anche ai “pigri” più ostinati di arrendersi.

Vi chiedo, pertanto, di riprendere quella lettera e di riconsiderare la possibilità di attuarla in tutte le sue indicazioni ecclesiali e pastorali. Sono poche le parrocchie che l’hanno fatto o che lo stanno facendo. Non si tratta di “argomenti” di cui parlare (… per parlare) o da trattare, bensì di stili di vita da acquisire o da consolidare, accogliendo nella riflessione paziente le motivazioni ideali e le argomentazioni realizzative. Non bisogna fare cose straordinarie e difficili. No, non dobbiamo inventare niente! Si tratta di fare le cose ordinarie dell’esperienza cristiana, quelle insite nella missione della Chiesa, nel ministero sacerdotale e nella vita delle nostre comunità, ridicendone i motivi sorgivi e i contenuti dottrinali. Quelle azioni senza le quali le parrocchie non fanno nessuna attività pastorale: né buona, né cattiva. Semplicemente celebrano la Messa e coltivano qualche devozione, ma non educano nessuno, perché non propongono la “vita buona del Vangelo”.

In tal senso un ruolo fondamentale, insostituibile, spetta al Consiglio Pastorale Parrocchiale, al quale (sotto la guida del parroco e in sintonia con gli orientamenti diocesani – agenda pastorale) compete programmare tutte le attività della parrocchia, tenendo conto delle esigenze specifiche di quella comunità e di quel territorio.

Le parrocchie virtuose (ce ne sono tante!) possono testimoniare la fecondità e il fascino di una prassi pastorale corretta e docile alle indicazioni della Chiesa. Provateci! Tutti!

 

  1. Partecipazione – corresponsabilità

Il Documento finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (2 – 27 ottobre 2024) chiede a tutte le Chiese locali di “proseguire il quotidiano cammino con una metodologia sinodale di consultazione e discernimento, individuando modalità concrete e percorsi formativi per realizzare una tangibile conversione sinodale nelle varie realtà ecclesiali (Parrocchie, … Diocesi, Conferenze episcopali). Andrà anche prevista una valutazione dei progressi compiuti in termini di sinodalità e di partecipazione di tutti i battezzati alla vita della Chiesa” (n. 9).

Tutto il popolo di Dio è il soggetto unitario di “tutta” la vita della comunità cristiana, in “tutte” le sue fasi e in “tutti” i suoi aspetti. Si tratta di un ambito fondamentale dell’azione ecclesiale, che richiede una maggiore attenzione da parte nostra e un più deciso rispetto delle funzioni che la Chiesa attribuisce ai suoi organismi di partecipazione, con la consapevolezza che non si tratta di un problema organizzativo ma di natura spirituale ed ecclesiale. “Non ci facciamo illusioni: senza un cammino spirituale, a ben poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione più che sue vie di espressione e di crescita» (GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, 43).

La vitalità degli organismi di partecipazione ecclesiale nelle parrocchie dipende soprattutto dalla visione ecclesiale di ciascuno di noi. È una questione dottrinale, non tanto organizzativa. Dipende dall’immagine di Chiesa che abbiamo e che vogliamo servire. Quando professiamo di credere “la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”, siamo proprio certi di credere e di voler appartenere alla stessa realtà? Una buona ortoprassi è sempre alimentata da una sana ortodossia.

La sfida è sempre spirituale e dottrinale, mai puramente strutturale e organizzativa. Possiamo cedere sull’opinabile, ma non sull’essenziale. Anche su questo c’è ancora un bel cammino da fare, da parte di tutti: sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici.

È importante ripensare, promuovere, rinnovare, rimotivare, sostenere, e accompagnare gli organismi di partecipazione che la Chiesa prevede per le diocesi e per le parrocchie, onde renderli realmente corresponsabili della vita comunitaria. Occorre aiutare i fedeli ad avere interesse per la vita ecclesiale e farli sentire parte attiva della comunità.

 

  1. Missione e profezia sociale

“La sinodalità mira alla missione che Cristo ha affidato alla Chiesa nello Spirito” (Documento finale, 32), poiché evangelizzare è “la grazia e la vocazione propria della Chiesa” (PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 14).

Questa è anche la prima “attenzione pastorale” che Papa Leone XIV ha indicato ai vescovi italiani il 17 giugno 2025: “Innanzitutto è necessario uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma. Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità, rinnovando e condividendo la missione apostolica”. La nostra missione evangelizzatrice sarà feconda solo se la vita ecclesiale delle parrocchie e della comunità diocesana (non solo quella personale) si manifesterà in tutto il suo fascino e sarà attraente per le donne e gli uomini del nostro tempo. Anche tra noi prevalga lo stupore della fede di tanti e non il risentimento di pochi. Per attrazione, non per recriminazione! Così si comunica la fede, così vogliamo vivere nella Chiesa.

 

3.1. Le missioni al popolo

Siamo certi che il Signore non fa mai mancare al suo popolo persone a cui guardare per la maturità della loro vita di fede e dalle quali è possibile imparare ad amare il Signore e a servire i fratelli. Proponiamo, perciò, a tutte le parrocchie/unità pastorali che lo desiderano (o indicate dal Vescovo) momenti strutturati di testimonianza e di condivisione spirituale. Si tratterà di vere “missioni al popolo” tenute da persone della Diocesi (sacerdoti, diaconi, persone consacrate, fedeli laici di ogni età e condizione sociale) con l’intento di condividere la comune appartenenza a Cristo e alla Chiesa, attraverso i gesti abituali della vita ecclesiale. Sarà il “Gruppo di coordinamento delle missioni al popolo”, guidato dal Delegato vescovile (Don Giuseppe Gazzaneo), a fare discernimento circa i “missionari” da coinvolgere, i tempi e le modalità dello svolgimento di ogni singola missione. Chiunque (sacerdote, diacono, religiosa/so, fedele laico di ogni età e stato di vita, etc.) si sente pronto e disponibile a dare il proprio contributo per questa vasta opera di evangelizzazione lo segnali al proprio coordinatore zonale entro e non oltre il 20 settembre 2025, onde avere il tempo necessario per partecipare ai momenti di formazione, in vista dell’inizio delle missioni (gennaio

2026 – giugno 2027).

 

3.2. La profezia sociale e la restanza

Noi sappiamo che “La Chiesa sinodale è come uno stendardo innalzato tra le nazioni” (Documento finale, 47), capace di elaborare una cultura impregnata di “profezia sociale”. Perciò, coordinati dalla CDAL e dall’Ufficio diocesano per i problemi sociali, intendiamo dare massima attenzione alle problematiche emergenti del territorio in cui viviamo. In modo particolare vogliamo riflettere sulla “restanza”, in quanto collegata al fenomeno dello spopolamento. Non partire, ma restare! È possibile? A quali condizioni? Guidati dai principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa, vogliamo entrare nel tessuto culturale dei nostri paesi per condividerne risorse e problemi, onde contribuire a rendere più sicura e bella la vita di coloro i quali hanno deciso di restare.

Alle comunità locali, come leggiamo nel comunicato della CDAL del 26 agosto, chiediamo “un supplemento di orgoglio e di impegno. (…) Questo è il momento di attivare uno strumento promettente: la rete tra Comuni. È molto più di una semplice interfaccia amministrativa: è un patto tra territori per superare campanilismi, valorizzare risorse e competenze, offrire opportunità che nessuno potrebbe avere da solo. In tempi di rapidità digitale e cambiamenti epocali, la collaborazione tra realtà diverse diventa una responsabilità condivisa per il bene comune, promuovendo coesione sociale, accesso equo ai servizi, cultura e quella sanità di prossimità ancora sostanzialmente evanescente”. Con un convegno sulla “restanza”, sabato 8 novembre, daremo inizio a un preciso percorso di studio e di iniziative culturali che troverà una prima sintesi durante il convegno diocesano residenziale (24 – 26 aprile 2026).

Le Missioni al Popolo e la “restanza” sono due aspetti di un’unica missione di evangelizzazione e di promozione umana. Appare evidente, così, l’importanza delle unità pastorali, potendone constatare sia l’efficacia pastorale che il valore ecclesiale. Agire insieme, in rete e in comunione, è un’esigenza della realtà in cui viviamo. Ecco la sfida che abbiamo davanti: vogliamo agire guardando in faccia la realtà che ci circonda oppure preferiamo guardarci addosso e bloccarci nel proprio “ego organizzativo”?

“Carissimi, camminiamo insieme, con la gioia nel cuore e il cantosulle labbra. Dio è più grande delle nostre mediocrità: lasciamoci attirare da Lui! Confidiamo nella sua provvidenza. Vi affido tutti alla protezione di Maria Santissima”. È l’esortazione di Papa Leone XIV ai vescovi italiani, vuole essere il mio auspicio per tutti noi.

Il Signore benedica i nostri propositi di bene.

 

Con affetto.

 

Tursi, 31 agosto 2025

Il vostro Vescovo
+Vincenzo Orofino